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Il Resto del Carlino 1985



26 febbraio 1985 17 febbraio 1985
15 febbraio 1985 13 febbraio 1985




26 febbraio 1985


Deposito di droga


Arrestati presunto grossista e due 'agenti di zona'


Domicilio nel residence, magazzino in città.
Un doppio indirizzo che avrebbe dovuto evitargli brutte sorprese.
Ma la precauzione non è servita a Luigi Scrofani, 29 anni, nato e residente in provincia di Lecce, è finito nei guai.
Nel suo recapito cittadino di via Cesare Battisti 21 gli agenti del distretto di polizia "Bologna Centro" hanno trovato 100 grammi di eroina pura e l'attrezzatura per confezionarla in dosi.
Con Luigi Scrofani, arrestato per detenzione a scopo di spaccio di sostanza stupefacenti, sono stati rinchiusi nel carcere di San Giovanni in Monte, dopo l'ordine di cattura emsso dal magistrato, altri due presunti "agenti di zona" per la distribuzione della droga: Raffaele Corvaglia, 29 anni, via del Pratello 50, di fatto domiciliato in un residence di Loiano e Nicola Simonazzi, 25 anni, via Pietralata 30, entrambi incensurati.
L'operazione degli uomini del distretto di "Bologna Centro", guidati dal dirigente vice questore Rosa, ha riportato in primo piano il residence "Bologna 2" di Calderara, recente teatro dell'assassinio di Davide Giovannoni, ucciso nel primo pomeriggio del 12 febbraio.
Il presunto grossista di eroina, Luigi Scrofani, infatti abita nel residence dal mese di ottobre ma faceva quotidianamente la spola, sostiene l'accusa, con il piccolo "deposito" di via Cesare Battisti da dove prelevava la droga per rifornire gli altri spacciatori.
L'indagine è stata piuttosto complessa proprio per le precauzioni adottate da chi riforniva il mercato.
A metterla in moto è stato il fiorire dei "mercatini" in via del Pratello.
Pedinamenti e altri controlli ugualmente discreti hanno portato ai primi due nomi, Corvaglia e Simonazzi.
Dopo la loro cattura è scattata la perquisizione nei rispettivi domicili.
L'accertamento ha portato al sequestro di due milioni, di una piccola bilancia e di materiale vario, trovato nel residence di Loiano.
Ma chi riforniva di droga i presunti "agenti di zona"?
L'indagine è partita da un'auto targata Imperia che gironzolava con troppa assiduità in centro: si è così risaliti al proprietario, Luigi Scrofani, al suo domicilio di Calderara e al recapito di via Cesare Battisti.
E' scattato quindi, un nuovo controllo al "Bologna 2", dove erano stati recentemente trovati, durante l'inchiesta sull'assassinio di Giovannoni (ma Scrofani con questa storia di coltello non c'entra) oltre 100 grammi di eroina.
La perquisizione nella sua stanza si è conclusa con il sequestro della chiave del monolocale di via Cesare Battisti.
Questa seconda ispezione è stata più fruttuosa: tra ricevute di contravvenzione stradali e altro materiale, gli agenti hanno scovato un sacchettino con cento grammi di eroina di ottima qualità, un grosso coltello e un bilancino.
Scrofani è stato quindi arrestato.
Manette anche per William Smeraldi, 21 anni, via Andrea Costa 185.
Durante un'altra operazione, l'equipe della Narcotici del "Bologna Centro" lo ha bloccato in via Casaglia mentre, dice l'accusa, tentava di piazzare 150 grammi di hashish.


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17 febbraio 1985


Omicidio, un nuovo arresto


Manette a un ventiduenne: sarebbe l'accoltellatore di Davide Giovannone
Denunciate (tre in carcere) altre sette persone: Sequestrata anche eroina


Uno ha calato il fendente al cuore, l'altro ha assistito all'esecuzione.
Una coppia di assassini per la morte nel residence
Il caso, come vuole la letteratura poliziesca, dovrebbe ritenersi chiuso, almeno per i ruoli più importanti.
Ad ammazzare Davide Giovannone, 23 anni, presunto mercante di droga, sono stati, stando all'accusa, Giuseppe Magliocco, 26 anni, ospite del "Bologna due" di Calderara, con residenza in via della Battaglia 12/8, e il suo compare Giuseppe Raeli, 22 anni, ugualmente alloggiato nel residence, con domicilio ufficiale in via Santa Lucia, a Calderara.
Sarebbe stato proprio quest'ultimo - ma l'inchiesta dovrà confermarlo - a metter mano al serramanico che ha spento la vita del Giovannoni.
Un colpo di coltello che forse voleva soltanto richiamare al "rispetto" e impartire una dura lezione, ma che invece si è caricato di rabbia ed ha ammazzato.
L'inchiesta sul morto non è uscita dal residence "Bologna due".
In una delle camere, infatti, era stato bloccato dai carabinieri Giuseppe Magliocco; in un'altra stanza dello stesso edificio è stato intercettato dalla Mobile l'altro giovane coinvolto nel fattaccio, Giuseppe Raeli, presunto esecutore materiale dell'assassinio.
L'indagine sul viaggio di morte ha chiuso in tempi rapidi la prima e più impornella "513"tante fase.
Ma scava ancora, e ci vorrà tempo, nel retroscena al colpo di serramanico.
Le concitate fasi del dopoassassinio, infatti, hanno fatto piazza pulita di un presunto giro di droga che da Calderara riforniva il mercato cittadino.
Per reati legati allo spaccio, è finito in carcere Vincenzo Antonacci, 32 anni, ospite del residence, che abita a San Mauro Mare (Forlì) in viale della Marina.
L'uomo è stato fermato dai carabinieri.
In carcere, bloccati dalla Mobile, sono ugualmente stati rinchiusi Venera Vaccarisi, 26 anni, di Avola (Siracusa), cliente del solito "Bologna 2", e la sorella Antonina, di 16 anni.
A loro gli investigatori della Mobile hanno sequestrato una "partita" di eroina di oltre 100 grammi.
La scoperta della droga è un passaggio dell'inchiesta particolarmente importante: la Vaccarisi, infatti, è moglie di Orazio Magliocco, arrestato dalla Narcotici alcuni mesi fa per un'altra vicenda di "polvere bianca"; lo stesso Magliocco è cugino del giovane arrestato per l'omicidio nel residence.
Questa serie di collegamenti ha fatto sorgere l'ipotesi che la spedizione nella camera "513" avesse, in realtà, lo scopo di riscuotere un vecchio debito della vittima verso il Magliocco.
Certo è che l'oscuro intrallazzo in un'ala del "Bologna due" sta impegnando polizia e carabinieri in un'indagine che si prevede particolarmente lunga.
Praticamente conclusa la storia di morte di Davide Giovannoni, infatti, restano da ricostruire, tra l'altro, la via della droga e da inquadrare i presunti agenti di zona.
Ma l'inchiesta si presenta complessa proprio per il fronte comune di silenzio che viene dall'ala del residence.
Un patto di omertà che i carabinieri hanno cercato di smuovere con la denuncia a piede libero di altre quattro persone per favoreggiamento nella storia di morte e di coltello.


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15 febbraio 1985


È stato lui?


Omicidio del residence, un arresto
Il delitto maturato nel giro della droga


Assassinio al residence.
Ad ammazzare con una coltellata al cuore Davide Giovannone, 23 anni, o comunque ad essere presente al delitto, sarebbe stato un altro ospite fisso del "Bologna 2" di Calderara: Giuseppe Magliocco, 26 anni, ufficialmente residente in via della Battaglia 12/8, membro di una famiglia decimata dalle manette il più delle volte per storia di droga.
Magliocco è stato fermato dai carabinieri del reparto operativo e da quelli della compagnia di Borgo Panigale poche ore dopo la scoperta del corpo senza vita lungo il ballatoio al quinto piano del grande condominio dietro l'aeroporto.
Ha negato di aver calato il fendente che ha ucciso Giovannone, ma il magistrato ha convalidato la decisione dei carabinieri e gli ha fatto notificare un ordine di cattura per omicidio volontario.
L'arresto di Magliocco, invece di chiudere il caso sulla "morte al residence", ha finito per allargare l'inchiesta a buona parte della folla che popola il "Bologna 2".
Una composita clientela internazionale di studenti e lavoratori, ma anche di equivoci personaggi e di malavitosi emergenti che tirano l'alba impegnati in torbidi contratti per il rifornimento della droga in alcuni mercatini di quartiere.
E proprio nella droga andrebbe cercato il movente dell'assassinio: una spedizione pomeridiana nella stanza 513, dove da oltre sette mesi viveva il Giovannone che forse prevedeva soltanto una dura lezione per un vecchio debito non saldato e per le risposte un poco sfrontate ai ripetuti solleciti.
Ma qualcosa di imprevisto, durante i passaggi di una discussione che deve essersi improvvisamente infiammata, ha caricato di forza la mano che impugnava il serramanico e il colpo si è infilato tra le costole, ha sfiorato il cuore ed ha irrimediabilmente inciso l'aorta.
(E poi si affaccia un'altra ipotesi: di un autore materiale che potrebbe non essere il Magliocco - comunque presente al delitto - ma un altro giovane già identificato).
Poi l'assassino si è sbarazzato dell'arma: ha chiuso il coltello e l'ha scaraventato oltre il ballatoio nel giardino interno, dove poi è stato recuperato dai carabinieri.
L'inchiesta ha immediatamente messo a fuoco l'ambiente ed ha chiarito un punto fondamentale: non c'erano killer venuti da fuori e subito spariti nel labirinto di corridoi e di porticine che si insinuano nel grande palazzo in cemento grigio.
Era, piuttosto, una questione interna, la riparazione a qualche sgarro, una sorta di richiamo a filar dritto verso un giovane che s'era fatto un poco troppo ardito.
Ma il richiamo veniva da gente in buona confidenza con i segreti del residence, forse un poco incauti nella preparazione del viaggio punitivo, ma anche troppo solleciti negli atteggiamenti per chiamarsi fuori a dramma avvenuto.
È stato anche per questo che l'indagine di carabinieri e polizia si è rapidamente arricchita di nomi, ma soprattutto non si è allontanata troppo dagli spesso muri in cemento del chiacchieratissimo "Bologna 2".
Resta da ricostruire la dinamica esatta dell'agguato.
Così come rimangono sfumati certi altri passaggi.
Prendono infatti consistenza le ipotesi di un viaggio di gruppo nella "513" e a anche l'azione di un silenzio passepartout, forse soltanto per aumentare l'intimidazione e saltare l'ostacolo della serratura.
Ma c'è scappato il morto e la ricerca di alibi frettolosi ha finito per coinvolgere più gente del dovuto in una storia dove in molti sanno, ma nessuno parla.
Nella prima fase dell'inchiesta è rimasto impigliato anche un altro ospite, per ora anonimo, del grande residence, fermato in manette per spaccio di droga.
L'indagine dei carabinieri del reparto operativo e della compagnia di Borgo Panigale ha anticipato nel tempo le stesse conclusioni alle quali sono giunti gli investigatori della Mobile, intervenuti successivamente, e proprio questo fatto sottolinea la scrupolosità dei passaggi e avvalora i sospetti sulle attività non proprio limpide che si svolgono nel residence.
Ancora ieri sera il quadro dell'indagine pareva arricchirsi di nuove pedine.
E così, l'ipotesi di altre manette per reati diversi stava prendendo sempre maggiore consistenza.
Perché se davvero c'è un retroscena di spaccio di droga, è anche probabile che esistano collegamenti con i reati a seguito dello spaccio: dalle rapine alle belle di notte.


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13 febbraio 1985


Assassinato


Giovane accoltellato al cuore in un residence di Calderara di Reno


Unico teste: una scimmietta vispa e terrorizzata.
Dal suo posto di osservazione sull'armadio ha visto il coltello dell'assassino abbattersi sul petto di Davide Giovannone, 23 anni, che sul letto matrimoniale della stanza 513, al quinto piano del residence "Bologna 2" di Calderara di Reno, stava guardando la televisione.
E ha scorto il suo padrone uscire sul ballatoio, subito dopo, in slip e maglietta, la mano sinistra schiacciata contro il cuore per tamponare la ferita.
Poi non ha visto più nulla.
E non ha visto più nulla neppure Davide Giovannone: ha percorso venti metri verso la fila degli ascensori, ha girato l'angolo tracciando sulla gomma del pavimento una striscia rosso sangue, poi, chissà perchè, è tornato indietro verso il lungo ballatoio ed è caduto.
Morto.
A faccia in su, gli occhi aperti.
L'assassino è svanito lungo i mille corridoi e le porticine che collegano il labirinto del "Bologna 2", una costruzione di cemento grigio che emerge dalla Bassa e sembra un transatlantico immobile, fasciato com'è da lunghissimi ballatoi.
Si è portato via il mistero del movente e il coltellaccio dell'omicidio.
La morte nel residence ha animato d'improvviso uno spento pomeriggio di campagna poco dopo le 15 e ha insieme riportato in primo piano la storia di questa dimora dell'hinterland già altre volte coinvolta suo malgrado in episodi di cronaca.
Il librone del "Bologna 2" di Calderara, oltre ai tantissimi ospiti senza macchia ha registrato, in certe occasioni, nomi legati al giro di droga, alle belle di notte e ai travestiti.
In più di un'occasione è stato quasi assaltato, come si fa con i fortini, da decine di agenti di polizia in una delle operazioni cosiddette di bonifica che hanno svelato vicende squallide e patetici retroscena.
Davide Giovannone viveva qui da oltre sette mesi, (è di Calderara, prima viveva coi genitori) insieme con una donna, Cinzia Forni, che ieri pomeriggio non era in camera (anche la Forni è bolognese).
Un inquilino riservato e quieto con un passato giudiziario quasi banale: appena una denuncia, nell'81, per una presunta storia legata allo spaccio di droga e forse qualche indizio, tuttora in sospeso, sulla generica partecipazione a una rapina.
Ma adesso, nei concitati momenti delle prime indagini dopo l'assassinio, è saltato fuori che forse Davide Giovannone la droga la usava pure.
In mancanza di notizie certe sono subite fiorite le ipotesi.
E nell'assenza di un'attività comprovata, il menage quotidiano di Davide Giovannone pare segnato soltanto dall'attesa del rientro della sua donna nella matrimoniale 513, quinto piano del grande residence.
Una giornata spesso da topo da camera, dove il pigiama è indossato più dell'abito.
E per compagnia, quella scimmietta gialla e scura frastornata dall'arrivo degli investigatori, che ogni tanto sbircia dal suo rifugio sull'armadio.
Un teste senza parola per un giallo senza movente.
Anche se, l'ipotesi di un regolamento di conti chiuso da una lezione che forse è andata oltre il previsto, rimaneva, fino a sera, una delle più valide.
Per il resto, l'ultimo giorno di Davide Giovannone non sembra segnato da elementi significativi.
Il pranzo e la tv, Retequattro, sul letto matrimoniale, con la scimmietta impegnata nelle solite scalate.
Poi, nel primo pomeriggio, una visita. Di chi?
Qualcuno ha bussato alla "513" e Giovannone ha aperto.
Qualcuno che conosceva, visto che il padrone di casa è tornato sul letto.
Poi, l'inizio del giallo.
Forse una discussione, una richiesta economica, un chiarimento, una minaccia.
E il coltello è entrato in azione.
Un unico fendente, potente e preciso.
Davide Giovannone si è alzato ed è sbucato nel freddo del ballatoio.
Ha puntato smanazzando verso gli ascensori ma non c'è arrivato.
A questo punto la dinamica dell'omicidio diventa confusa.
Chissà perché la traccia di sangue, da una pozzetta torna indietro, fino al corpo.
Giovannone è caduto morto e qualcuno gli ha sistemato, sotto il capo, un cuscino.
L'allarme di un altro cliente del residence ha fatto accorrere gli infermieri di Bologna soccorso e, subito dopo, i carabinieri di Calderara, quelli della compagnia di Borgo Panigale, del nucleo operativo, del radiomobile, del laboratorio della scientifica.
L'inchiesta ha immediatamente mobilitato, con il 113 e l'Uct, anche il vicedirigente della Mobile, Antonio Pezzano, il responsabile della Narcotici, Gaetano Chiusolo, già ripetutamente impegnato in controlli al residence, la Scientifica.
Il sopralluogo, assai minuzioso, ha riempito la serata in una serie di controlli, camera dopo camera, di clienti e di frequentatori dell'albergo.
In mancanza del nome dell'assassino si è cercata, almeno, la via seguita per ammazzare e dileguarsi.
Perchè, a quel che sembra, l'ignoto visitatore della "513", non è passato, all'ingresso, dal banco del portiere.


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