Il Resto del Carlino 1996
26 ottobre 1996
Calderara di Reno
Maratona per quattromila
Partirà di fronte al Residence Athena, più noto come Bologna 2, la 22esima edizione della "Maratonina Stiassi"
che si disputerà nel tradizionale percorso attorno a Calderara.
I quattromila e più iscritti (al via anche numerosissime scuole elementari) avranno così modo di poter avere un contatto
diretto con questa realtà cittadina spesso alla ribalta per episodi non molto edificanti e che invece presenta all'interno
tante sfaccettature e soprattutto una gran parte di abitanti che cercano un contatto all'esterno sereno e equilibrato.
Al via della gara, infatti, saranno moltissimi i ragazzi che vivono nel Residence e che si sono perfettamente integrati grazie anche al lavoro svolto dal Gruppo Podistico Lippo che ha saputo inserirsi con risultati molto positivi in questo contesto.
Un pronti e via particolare per una giornata di grande sport popolare che vivrà domani Calderara di Reno.
Infatti a corredo della tradizionale corsa podistica organizzata dal Gruppo Sportivo Stiassi (maratonina, camminata, alternativa e mini con inizio alle 9)
ci saranno anche il settimo Mountain Bike Tour e il primo Raduno Pattina con Noi.
Conclusa la parte agonistica, dalle 11 ci sarà un'appendice ludica-podistica di grande richiamo popolare.
Infatti prima verrà presentata la 24esima edizione della "Ciaspolada" la gara che si effettua con le racchette da neve a Fondo in Alta Val di Non.
6 ottobre 1996
SGOMINATO DALL'ARMA IL CLAN DI SLAVI CHE SFRUTTAVA ALCUNE GIOVANI LUCCIOLE, TENENDOLE SEQUESTRATE IN UN RESIDENCE
"Un milione a notte o finite all"obitorio"
Un milione a notte di "prestazioni" in cambio della vita.
Era l'unico modo per cavarsela nel clan degli slavi che gestiva una bella fetta del sesso a ore
sotto i lampioni a Borgo Panigale, lungo la via Persicetana e via Rigosa.
Un mondo fatto di ragazze minacciate e picchiate, comprate come bestie per tremila marchi l'una
e poi rivendute all'asta, magari in Spagna, all'altro gruppo della stessa organizzazione.
Erano quindici le giovani ridotte quasi in schiavitù, private di documenti, tenute a pane e acqua
e rinchiuse in una stanza del residence "Bologna 2", a Calderara di Reno.
Le hanno liberate i carabinieri di Borgo Panigale due mesi fa e ora il vertice dell'organizzazione
che le sfruttava è stato smascherato.
Sotto l'accusa di associazione a delinquere finalizzata all'introduzione clandestina, reclutamento,
induzione e sfruttamento della prostituzione sono stati arrestati tre pregiudicati della ex Jugoslavia, due
dei quali già detenuti.
Per loro si ipotizza anche il reato di sequestro di persona.
Servizio all'interno
LIBERATE DAI CARABINIERI QUINDICI GIOVANI SLAVE COSTRETTE A PROSTITUIRSI
Un milione a notte per restare vive
Le "lucciole" dell'Est erano trattate come bestie, picchiate e minacciate:
presi i capi della banda
Un milione a notte di prestazioni in cambio della vita.
Eccola l'unica regola d'oro per sopravvivere nel clan degli slavi che gestivano una bella fetta
del sesso a ore sotto i lampioni di Borgo Panigale, lungo la via Persicetana e via Rigosa.
Un mondo fatto di donnine minacciate e picchiate, comprate come bestiame per tremila marchi l'una e poi
rivendute all'asta, magari in Spagna, all'altro gruppo della stessa organizzazione.
Erano quindici le ragazze ridotte quasi in schiavitù, private dei documenti, tenute a pane e acqua e
rinchiuse in una stanza del residence "Bologna 2", a Calderara di Reno.
Le hanno liberate i carabinieri di Borgo Panigale due mesi fa, lavorando in perfetto silenzio per non compromettere
le delicate indagini che si sono concluse solo l'altro ieri, quando nella rete dell'Arma sono finiti anche
i tre capi della banda: una sorta di piramide dei cattivi.
Ognuno con la propria mansione: l'autista, che prelevava le ragazze alla frontiera e le portava in città,
l'"angelo custode", che le sorvegliava come un mastino sul lavoro, e il boss vero e proprio, quello che
su di loro aveva potere di vita o di morte, e anche potere di vendita.
Nell'ordine si tratta di Ismail Xhullijaj, 37 anni, Senad Mesic, 26enne e Sadik Cucak, 21 anni, tutti e tre cittadini clandestini della ex Jugoslavia.
Ora sono tutti in galera con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al reclutamento, l'induzione, l'introduzione
e lo sfruttamento di prostitute.
Ma i tre dovranno difendersi anche dall'accusa di sequestro di persona.
Di loro, oltre all'Arma di Borgo e Calderara, si è occupato il pm Carlo Ugolini.
La brutta soria a lieto fine inizia nell'estate scorsa, quando i segugi della Benemerita riescono a raccogliere importanti
informazioni sul racket della prostituzione che controlla decine di ragazze dell'Est europeo, tutte giovanissime sui vent'anni.
Il lavoro dei carabinieri prosegue nell'ombra fino al momento del blitz a "Bologna 2", quando cinque ex lucciole diventate ormai madame finiscono in manette e due giovani slave (rifiutatesi di prostituirsi) vengono trovate sequestrate all'interno di una stanza.
Seminude, senza mangiare, senza bere, e con le ceneri dei loro documenti ai piedi delle brande.
Alla vista delle divise le prigioniere si aggrappano alle mostrine dei carabinieri e si mettono a piangere.
Pur se atterrite decidono di collaborare immediatamente.
Protette, rassicurate e strappate alla strada, le lucciole liberate mettono gli investigatori sulle tracce dei capi, quelli che alla frontiera
sborsano tremila marchi per le giovani reclutate con l'illusione di lavorare in imprese di pulizie, nei bar e, questo per le più
carine, in un night.
Passano i giorni e tutto si fa chiaro, nomi e ruoli.
Così l'Arma scopre la regola d'oro delle lucciole stipendiate, obbligate a guadagnare un milione al giorno in cambio di un solo
miliomne al mese, più vitto, alloggio e vestiario.
Scopre chi minaccia e picchia le donne schiavizzate, chi raccoglie i guadagni e si preoccupa di spedirli in patria facendo dei vaglia postali.
Fino a quando i carabinieri fanno irruzione in via Fiorini e via Cavaioni, dove trovano le prove del coinvolgimento dei tre slavi "padroni".
15 settembre 1996
CALDERARA DI RENO
La nuova piazza al suo debutto
I cittadini sono soddisfatti ma puntano subito il dito sul degrado del "Bologna Due"
Residence in crisi per le "lucciole" sempre più diffuse nei monolocali
Grande festa questa mattina a Calderara di Reno, per l'inaugurazione della nuova piazza proprio nel cuore del paese.
Con i vertici dell'amministrazione con in testa il sindaco Massimo Reggiani che taglieranno il nastro del "crescentone".
Ma anche le inaugurazioni, ufficiali, possono servire per richiamare la giunta, i cittadini ai veri problemi del territorio.
E così, una delegazione del nuovo "Comitato di iniziativa di via Garibaldi 2" parteciperanno alla manifestazione, per consegnare al sindaco un documento di "protesta" civile.
Nel mirino, il residence "Bologna 2", sempre più affollato di "lucciole", clienti e protettori.
E i cittadini (anziani, studenti e lavoratori) per l'ennesima volta puntano il dito sul degrado del palazzone (costruito alla fine degli anni Settanta a due passi dal centro di Calderara con 196 monolocali su più piani).
Nonostante l'impegno continuo, reale delle forze dell'ordine-sottolineano, sull'orlo di una crisi di nervi, quelli del Comitato-
qui non si vive.
Il viavai delle prostitute, di tutte le razze, è in costante aumento.
E quest'occasione pubblica ci serve per denunciare ancora una volta i problemi del nostro residence.
Che il sindaco e la giunta e tutta quanta l'amministrazione di Calderara si decidano, e una volta per tutte, a prendere posizione precisa.
I gravi fatti, avvenuti qualche mese fa, dovrebbero, e subito, far riflettere.
Spiegatevi meglio.
Qui, in questo stabile del sesso a pagamento -sostengono, a chiare lettere, i firmatari della protesta - non c'è più tranquillità.
E la sicurezza manca. Come si può, infatti, vivere serenamente se le lucciole usano gli appartamenti come case d'appuntamento e i protettori si fanno la guerra a colpi di pistola, per avere più potere?
Da parte nostra, come abbiamo detto in varie occasioni pubbliche, siamo sempre molto ben disposti a collaborare per il risanamento dello stabile.
Abbiamo sottoscritto un accordo con il Comune e, non c'è dubbio, andremo avanti con fermezza, per il bene della collettività.
IL PAESE HA UN CUORE NUOVO IN VIA GARIBALDI 2 INVECE...
Caro sindaco,
da oggi 15 settembre Calderara ha la sua nuova piazza e si festeggia questo evento.
Anche noi cittadini di via Garibaldi 2 siamo qui oggi a festeggiare, anche se di festeggiare avremmo ben poco.
Infatti, siamo qui per denunciare per l'ennesima volta lo stato di degrado dello stabile in cui viviamo e la grave situazione di ordine pubblico in esso e fuori di esso (sfruttamento della prostituzione, ecc.).
Invitiamo le autorità che devono tutelare l'ordine pubblico ad intervenire con fermezza.
Invitiamo il sindaco e la giunta comunale a prendere posizione con chiarezza e pubblicamente sui gravi fatti avvenuti e su quelli che avverranno se le cose resteranno così.
Da parte nostra, siamo sempre disposti a collaborare con il comune per il risanamento del nostro stabile, come detto nel documento sottoscritto dalla maggior parte dei proprietari e già consegnato agli organi di stampa.
Il gruppo di iniziativa Garibaldi 2
26 luglio 1996
"BOLOGNA DUE", ALTRI PROBLEMI
Residence, un incendio distrugge l'ascensore
Prima i rubinetti dell'acqua potabile a secco per le bollette non pagate da mesi,ora le fiamme.
L'altra sera l'unico ascensore del residence Bologna Due di Calderara è andato a fuoco.
Un incendio provocato da un guasto improvviso o appiccato di proposito?
Un inquietante interrogativo, al quale darà risposta la perizia tecnica dei vigili del fuoco che ieri
non avevano ancora finito di esaminare i resti dell'impianto del piccolo ascensore.
Il rogo si sarebbe sviluppato in un attimo verso le 22 e 30, non ha fatto danni ai muri e alle strutture portanti
ed è stato domato in pochi minuti.
Ma adesso sono le polemiche a divampare.
E il neo Comitato, formato dai residenti perbene del palazzo a luci rosse, minaccia di occupare via Garibaldi 2
se gli enti competenti non dimostreranno di prendere subito una posizione per risanare il condominio e i suoi
196 mini-appartamenti.
Quest'inverno ci hanno tolto gas e riscaldamento - dice Angelo Rizzi a nome del Comitato,- adesso l'acqua.
È vero che il nostro residence deve pagare diverse decine di milioni per bollette dell'acqua insolute.
Motivo: l'amministratore non si è mai attivato seriamente per leggere tutti i contatori.
Come facciamo a pagare se non sappiamo il consumo e se non ci vengono mandate le bollette?
Ma abbiamo trovato una soluzione: due condomini leggeranno i numeri.
Quindi aspettiamo le bollette.
Ma non permetteremo a nessuno di toglierci l'acqua.
Secondo l'amministratore i morosi verso l'Acoser e per le spese di condominio sono circa una novantina.
Il nuovo sistema di lettura dei contatori - spiega - ci dovrebbe risolvere i problemi, visto che è
una decisione dell'assemblea condominiale. E a settembre vedremo se tutti staranno ai patti.
Ma non ci si può nascondere dietro il Comitato per non pagare mai i propri debiti.
Adesso l'acqua scorre di nuovo, ma è stato necessario l'intervento del sindaco di Calderara per far cambiare idea all'Acoser.
Abbiamo un accordo - dice Rizzi- con il Comune e stiamo raccogliendo le firme per una petizione.
Obiettivo: sostenere l'amministrazione in un eventuale lavoro di recupero dell'immobile.
Non a caso ci siamo impegnati a cercare finanziamenti per ridare dignità al residence.
L'unica soluzione è di variare la destinazione d'uso del Bologna Due: da casa-albergo a vero e proprio condominio, e di persone perbene.
Intanto il via vai di lucciole continua.
25 luglio 1996
Residence Le "lucciole" rimangono senz'acqua
Le "lucciole" non pagano bollette e more e l'Acoser, dopo l'ennesimo ultimatum
finito direttamente tra la spazzatura, chiude i rubinetti.
E di colpo anche chi ha sempre saldatoin tempo le fatture, l'altro ieri, si è trovato a secco.
Col contatore condominiale del residence "Bologna Due" di Calderara che non ha dato segni di vita per quasi tutta la giornata.
Per i 196 miniappartamenti, di cui circa trenta morosi da mesi e mesi, niente acqua potabile per ore e ore.
Fino a quando le centinaia di inquilini in regola (studenti e pensionati, operai e anziani soli), con i nervi a fior di pelle,
hanno alzato gli scudi della protesta chiedendo l'immediata presa di posizione del Comune.
Con il sindaco tempestato di telefonate che, dopo un lungo e accorato confronto con i vertici dell'Acoser, è riuscito a far ridare
l'acqua a tutti i condomini in regola con il pagamento delle bollette.
Stavolta abbiamo toccato il fondo - attaccano gli inquilini perbene, che hanno appena fondato un Comitato per il recupero del residence - Quest'inverno ci hanno tagliato gas e riscaldamento per colpa di prostitute e immigrati insoluti e, adesso, via anche l'acqua. Ogni volta la solita storia: le "lucciole" non scuciono una lira e noi paghiamo anche per loro. Ma adesso basta. Chi ha il compito di gestire l'immobile deve immediatamente farsi carico delle sue responsabilità. Una volta per tutte, chiediamo agli enti competenti più serietà ed impegno per ridare dignità al nostro residence.
Per cominciare, il Comitato di via Garibaldi 2 ha deciso di raccogliere delle firme.
Obiettivo: arrivare a un accordo con l'Amministrazione comunale, per attivare un programma di risanamento dello stabile e variare, subito, la destinazione d'uso.
Che, a conti fatti, è l'unica possibilità per sfrattare l'"esercito" multicolore di prostitute e protettori.
10 luglio 1996
"TRA CLIENTI E PROTETTORI ORMAI NON SI DORME PIÙ". SCOPPIA LA PROTESTA PER RISANARE IL "BOLOGNA 2" DI CALDERARA
Residence a luci rosse: la rivolta dei condomini
Le nostre preoccupazioni non erano infondate.
Dopo le aggressioni, i ferimenti e la mega-retata, non è cambiato niente. Le prostitute sono tornate in gran numero e la notte non si dorme più, per il continuo via vai di clienti e protettori. Tutta colpa delle pseudo società e dello pseudo amministratore che da anni gestisce il residence.
Ma adesso basta. La gente perbene ha deciso di mobilitarsi.
Sono ormai sull'orlo di una crisi di nervi, i condomini onesti del Bologna Due di Calderara.
E adesso sono pronti a tutto, pur di rompere il muro del silenzio.
Anche a fare una grande catena umana davanti al residence per impedire l'ingresso a lucciole e protettori.
Tant'è che dopo varie riunioni, anche in Comune, hanno deciso di dar vita a un Comitato.
E il "Gruppo di iniziativa Garibaldi 2" adesso fa la voce grossa puntando il dito contro l'amministratore
dei 196 monolocali e appartamenti.
Come mai
- scrivono in un comunicato - non riesce ad affittare ad altri che a spacciatori, lucciole e protettori?
È così difficile scegliere pensionati e studenti, famiglie o anziani? E come fa a prendere i contatti con queste inquiline? Di certo non con gli annunci sul giornale!
Parole pesanti come macigni che sono il risultato di anni di pesanti e continue umiliazioni.
Non possiamo dire niente altrimenti è ritorsione - dicono allargando le braccia-.
Poi ci sono i problemi urbanistici. Ma le società si sono sempre opposte al cambiamento d'uso dello stabile.
Senza contare che si sono opposte all'installazione di normali cassette postali.
Adesso abbiamo avviato una serie di iniziative e contatti con il Comune di Calderara.
Obiettivo: arrivare a un risanamento del residence, come previsto dal piano regolatore.
7 luglio 1996
Il caso "Bologna 2"
Residence a luci rosse
Scoppia il caso del residence Bologna 2, l'alveare di Calderara noto da tempo come "rifugio" di gente non proprio perbene,
ma finito nel mirino degli investigatori soprattutto in queste ultime settimane: da quando è scoppiata la guerra tra i protettori delle luccile albanesi.
Che la situazione del residence non sia proprio rosea, lo ammette per primo l'amministratore della società che ha dato in affitto le case alle prostitute, Renato Colombo.
Ma è lui stesso a chiamare in causa molti altri, per una situazione che sembra avere poche speranze di risalita.
Non è vero - precisa- che Adelina Kasca,la prostituta ferita in viale De Gasperi, abitava al residence. Mi aveva chiesto, tramite un'amica, di poter avere in affitto un appartamento, ma le avevo risposto picche.
E l'uomo arrestato per averla ferita? Mai visto, afferma Colombo.
Però quando i carabinieri hanno fatto la retata, due albanesi hanno tentato di fuggire gettandosi dalla finestra.
Non li avevo mai visti quei due. È vero che avere vicine di casa le prostitute potrà non essere il massimo, ma slave e russe non hanno mai dato fastidio a nessuno.
Con le albanesi è un'altra cosa: loro sì, loro creano caos. Ne ho mandate via due anche ieri mattina.
A difesa delle lucciole interviene anche l'assessore Lalla Golfarelli, in replica all'allarme lanciato dal presidente del Quartiere Santo Stefano Pierangelo Pellacani:
Invece che contro le ragazze, bisogna puntare il dito contro i protettori. Oggi le prostitute per scelta non esistono più: siamo di fronte a una vera e propria tratta delle schiave. E bisogna puntare il dito contro i clienti, che alimentano il giro d'affari con gravi rischi sanitari.
Servizio all'interno
IL BOLOGNA 2 DI CALDERARA NELL'OCCHIO DEL CICLONE PER LE LUCCIOLE ALBANESI
Ecco com'è diventato una casbah
L'amministratore Renato Colombo:
"Manica larga del comune di Calderara e sfratti troppo lenti"
Le prostitute? Come vicine di casa potranno anche non essere il massimo. Ma sulla cinquantina di ragazze che vivono qui, almeno trenta non danno alcun fastidio. A creare caos sono le albanesi, che di notte portano i protettori negli appartamenti e li fanno uscire la mattina, quando nessuno vede. È gente di cui nemmeno noi conosciamo l'esistenza. Stiamo cercando di mandare via tutti.
Parla Renato Colombo, amministratore della società che dà in affitto una quarantina dei 196 appartamenti del famigerato residence Bologna 2 (o Athena) di Calderara di Reno.
Doveva essere un residence d'elite, quando è nato alla fine degli anni Settanta.
Oggi è il primo posto dove carabinieri e polizia vanno a guardare, quando c'è qualcosa che scotta nel mondo della prostituzione e non solo.
Ovvio che i bolognesi si chiedano come mai un posto così non venga chiuso.
Ovvio che ci si chieda come sia potuto finire, un così grande complesso immobiliare, "dalle stelle alle stalle".
Ecco il Calderara 2 story, secondo il racconto di Colombo: la decadenza prenderebbe l'avvio dal fallimento della società che, negli anni Ottanta, gestiva il residence.
Per scrivere ogni capitolo del resto della storia, tra società che nascono e si sciolgono, occorrerebbe lo spazio di un libro.
Verso l'85 - sintetizza Colombo - imprese artigiane presero in affitto 70-80 appartamenti per i loro operai. Dovevano abitarci in due, ma non erano mai meno del doppio. E alla fine delle locazioni gli appartamenti erano distrutti. Così si cominciarono ad accumulare le perdite.
Poi c'è il capitolo extracomunitari: Inizialmente - dice ancora l'amministratore - venivano presentati dai datori di lavoro. Riempivano una trentina di posti.
Tutto bene finché il lavoro c'è stato, poi è arrivata la crisi e con essa anche i primi affitti non pagati.
Un po' di turn-over fra neri, appartamenti sempre più affollati (dovevano abitarli in due, ci stavano in otto), insurrezioni di inquilini e interventi del Sunia,
pratiche di sfratto mai andate in porto e voilà, ecco gli spacciatori.
Ogni pomeriggio - racconta Colombo - c'era un giro di 100-150 persone, che andavano, venivano, si bucavano e lasciavano siringhe dappertutto.
La situazione esplosiva è sfociata in una serie di perquisizioni e arresti, nel 95, e così c'è stata la "liberazione" di una ventina di appartamenti.
Erano distrutti - racconta ancora Colombo - e li abbiamo risistemati.
Ecco l'ingresso delle lucciole dell'est.
Moralmente mi si potrà dire quello che si vuole - sbotta Colombo - ma sono le uniche persone che pagano l'affitto con puntualità, che non rovinano, che tengono le case pulite. Il residence fa scandalo? Siamo i primi disponibili a "ripulire" tutto quanto, ma chiediamo invano aiuto alle autorità da anni. Perché nessuno risponde?
Ecco il cahier de doleance di Colombo:
Primo, il Comune di Calderara ha dato la residenza a tutti. Non è facile cacciare gli abusivi e tutti quelli che non pagano. Secondo, chiediamo da una vita il cambio di destinazione d'uso da casa-albergo a condominio per poter dare l'avvio alla normalizzazione del Bologna 2,
ma da quest'orecchio non ci sente nessuno. Terzo, perché il Comune non interviene, ad esempio, per sgomberare i mobili dal porticato che l'ex gestore del bar ha lasciato lì da un anno e mezzo?
Ce n'è anche per la Pretura:
Per poter dare in affitto le case a gente perbene, a patti in deroga, ci vogliono gli sfratti agli inquilini morosi: abbiamo cause da anni. Perché i pretori continuano a rinviarle e non si finisce mai?
E torniamo al problema delle prostitute:
Slave e russe non danno fastidio a nessuno. Molte si sono affrancate dai protettori, si sono rivolte a polizia e carabinieri. Ne ho vista una ieri mattina, era stata picchiata dai "pappa" albanesi per una questione di territorio. "Fai denuncia", le ho detto. Mi ha promesso che lo farà. Le albanesi no, sono un'altra specie. E posso fare il mea culpa per aver affittato loro gli appartamenti. Ma allora perché l'assemblea dei condomini non si decide a deliberare l'assunzione di un portiere di notte? Perché accampa il fatto che costa troppo?
4 luglio 1996
PRESO A BORGO PANIGALE L'ALBANESE CHE FERÌ LA "LUCCIOLA"
Sangue per un marciapiede
L'hanno trovato in un appartamento in via Cesare Correnti, a Borgo Panigale, in compagnia di altri tre albanesi, di una prostituta e di un ragazzino di 15 anni.
Si chiama Gani Rrushi, ha 32 anni ed è di Tirana l'uomo fermato martedì dai carabinieri di Borgo Panigale con l'accusa di essere uno dei feritori di Adelina Kasca.
la prostituta colpita da due spari in viale De Gasperi la notte tra venerdì e sabato.
Secondo le indagini, Rrushi è stato quello che ha sparato alla lucciola, mentre un complice, che sarebbe già stato individuato, era alla guida dell'auto chiara e di piccola cilindrata utilizzata per l'agguato.
Una risposta alla banda rivale in una guerra all'interno del racket degli albanesi che controllano la prostituzione: ecco il perché dell'assalto.
Tutto, insomma, per dieci metri di marciapiede in più.
Servizio all'interno
I RETROSCENA DEL FERMO DELL'ALBANESE GANI RRUSHI
Guerra di marciapiede
I carabinieri hanno scovato l'uomo sfidando un muro di omertà
Si indaga sui collegamenti con altri casi di violenza.
Alla ricerca della pistola che fece fuoco contro Adelina
Mi portate dentro? Chissenefrega, tanto prima o poi esco.
E poi è meglio fare vent'anni di carcere in Italia che vivere un solo giorno in Albania.
Quasi quasi strappa un moto di compassione persino lui, Gani Rrushi, il magnacciatrentaduenne di Tirana, da martedì alla Dozza per la sparatoria su Adelina Kasca,
lucciola centrata da due colpi di pistola nel fattaccio di viale De Gasperi.
Ma è un moto che dura lo spazio di un attimo: basta che i carabinieri di Borgo Panigale e del Nucleo operativo sollevino il velo dei retroscena di quel raid,
perché la compassione lasci il posto alla rabbia.
Una guerra tra bande rivali di papponialbanesi per dieci metri di marciapiede in più: ecco le ragioni di una settimana di uomini feriti, di piccole prostitute picchiate a sangue
o oggetto di tiro al bersaglio, di azioni e reazioni a catena che solo per un soffio non hanno coinvolto passanti, cittadini, gente perbene che il racket della carne venduta lo conosce solo dai giornali.
Dieci metri di marciapiede valgono molto per le bande di albanesi senza niente da perdere e ogni giorno più forti.
Perché dieci metri di marciapiede conquistati fanno una schiava in più, una schiava che costa poco o niente e ogni notte rende una momtagna di denaro.
Le indagini. Nonostante la difficoltà dovute alla reticenza dell'ambiente, i carabinieri hanno subito trovato, nelle decine di interrogatori (solo la notte del fattaccio, fra venerdì e sabato, furono torchiate una settantina di prostitute),
un collegamento con un altro episodio di violenza: una delle donne del clan di Rrushi, la domenica precedente, era stata picchiata con un bastone ed il calcio di una pistola da un altro magnaccia albanese, Zela Ganci.
L'uomo era stato individuato perché durante un controllo (era a bordo di una BMW rubata) aveva tentato di fuggire.
Dopo era emersa la storia del pestaggio.
Ganci è risultato essere il protettore di Adelina Kasca, che sarebbe dunque stata ferita per replica alla precedente azione.
Da chi? Era chiaro, da un gruppo che gravitava nella stessa zona: Borgo Panigale, perché la Kasca, guardacaso, si era accapigliata pochi giorni prima con la donna pestata a sangue da Ganci.
Motivo: invasione del territorio.
Il fermo. Rrushi è stato individuato per le caratteristiche fisiche inconfondibili: alto più di un metro e ottanta, riccio, capelli lunghi e profonda stempiatura.
Questo nonostante avesse vari nomi di copertura come Roland Mile o Gengi Levendi.
È stato rintracciato in un appartamento di via Correnti, sempre a Borgo Panigale, dove un primo controllo era andato a vuoto.
Forse l'uomo era nascosto a Lido Adriano, nel Ravennate.
Nella casa dove gli sono state messe le manette, c'erano con lui altri tre albanesi, una prostituta e un ragazzino di 15 anni.
L'arma. I carabinieri ritengono di avere in mano buoni elementi per recuperare la pistola con cui Rrushi avrebbe fatto fuoco contro Adelina:
sarebbe stata gettata in un fiume durante la fuga da viale De Gasperi in direzione Modena.
Durante il rastrellamento nel residence Bologna 2 a Calderara, il giorno successivo alla sparatoria, era stato trovato il caricatore calibro 9 corto.
Il residence. È nel mirino degli investigatori che hanno denunciato, per induzione e sfruttamento della prostituzione, l'amministratore della società che dà in affitto gli appartamenti del Bologna 2 di Calderara.
L'impressione è che il caso del residence stia per scoppiare sul serio.
I collegamenti. Se è fuor di dubbio che gli episodi della prostituta pestata a sangue e del ferimento della Kasca siano collegati, non è ancora certo per quelli dell'albanese ferito a un ginocchio e dell'ultima sparatoria in viale Togliatti.
Ma che ci sia un unico filo che li lega, è senzazione diffusa.
I due feriti di viale Togliatti risultano legati a Zela Ganci. Solo un caso?
1 luglio 1996
L'ALTRA NOTTE HANNO SPARATO IN VIALE DE GASPERI A UNA KAPÒ ALBANESE
Manette ai killer della prostituta
Parla la gente per bene del residence di Calderara costretta a convivere con malavita e degrado
I sospetti prima discreti e poi sempre più pressanti dovrebbero trasformarsi, oggi, in ordini di cattura.
I carabinieri di Borgo Panigale stanno stringendo il cerchio attorno a due albanesi, identificati l'altra notte, che avrebbero sparato e ferito una prostituta "kapò".
Adelina Kasca, albanese di 21 anni, è ancora ricoverata al Maggiore, ma i medici avrebbero deciso di sciogliere la prognosi.
È stata colpita al torace e a un braccio da una raffica di colpi esplosi da un bolide in corso, in viale De Gasperi, lo stradone di lavoro per decine di lucciole dei paesi dell'.
Un regolamento di conti, forse per uno sgarro, per non aver controllato a dovere le altre colleghe.
Adelina abitava come molte altre "regine" del marciapiede, al residence Bologna Due di Calderara.
Un palazzone con 196 monolocali di cui circa venticinque in affitto a prostitute ed altrettanti ad extracomunitari di tutte le nazionalità e spesso clandestini.
L'edificio, che subito dopo la sparatoria è stato setacciato da cima a fondo con una maxiretata finale è, però abitato anche da molta gente perbene:
pensionati, studenti e operai che, da anni, protestano perché le proprietà, alcune società immobiliari, decidano di mettere mano al portafogli per ristrutturare il residence.
E ora raccolgono delle firme.
L'immobile è in mano sempre di più al degrado - scrive il Gruppo di iniziativa di via Garibaldi 2-. Le tubature perdono acqua da ogni dove, il porticato è invaso da cartacce. E tutte le notti, nell'atrio, c':è un continuo via vai di protettori e prostitute in tenuta da lavoro con un codazzo di clienti. Ma adesso basta. Siamo stanchi e non possiamo più sopportare. Con il Comune abbiamo firmato un accordo per cercare di recuperare l'insediamento. Il comitato è anche disponibile ad assumersi una quota, per la ristrutturazione.
Ieri mattina è partito l'ennesimo esposto con tanto di firme e indirizzi di chi "si sente in pericolo".
Ma anche la retata della scorsa notte non ha cambiato nulla.
La vita, lungo i corridoi-labirinto che odorano di muffa e umidità, è purtroppo uguale a quella degli altri giorni.
(- quello che segue l'abbiamo evidenziato tutto perché lo meritava!-)
Con un "esercito" multicolore di prostitute che va e che viene, in una pittoresca miscellanea di accenti e lineamenti stranieri; con gli irriducibili
del "sesso in soldoni" che salgono le scale per un incontro furtivo e con i "disperati" che bivaccano all'ombra degli arbusti in attesa della notte.
E tutt'intorno, sotto al portico, il degrado.
Tanfo di escrementi e pattume, dove i rifiuti sono la moquette e la disperazione è come una carta da parati.
Eppure, il residence è sempre e comunque tutto esaurito.
Ma da che inferno devono venire per vivere così? si chiedono i residenti e i condomini perbene.
30 giugno 1996
GRAVE UNA PROSTITUTA ALBANESE. COLTELLATE FRA TUNISINI
Spari per uno sgarro
Sull'emergenza immigrati una proposta di Andreatta
Spari per punire uno sgarro. Una "kapò" delle lucciole albanesi, prostituta a sua volta, è in fin di vita al Maggiore, ferita a colpi di pistola da due uomini che hanno fatto fuoco da un'auto.
L'inquietante episodio è avvenuto l'altra notte in viale De Gasperi sotto gli occhi di un'altra lucciola che viveva con la donna ferita nel residence Bologna 2 di Calderara.
È proprio lì che i carabinieri ieri mattina hanno fatto una perquisizione a tappeto, individuando i responsabili della spedizione punitiva, anche loro albanesi.
La prostituta, che aveva il compito di controllare per l'organizzazione le altre colleghe, forse ha sgarrato lei stessa o forse ha pagato per una delle ragazze che dipendono da lei.
(- il resto dell'articolo parla della scontro tra tunisini e della presa di posizione di Andreatta-)
Servizi all'interno
PERQUISIZIONE AL RESIDENCE DI CALDERARA RICETTACOLO DI BOSS E PROSTITUTE
In trappola i feritori della lucciola?
Forse uno sgarro all'origine del sanguinoso agguato. Lotta senza quartiere tra i clan degli albanesi
"Caporalato" anche fra le prostitute albanesi. Un caporalato regolato dalle leggi ferree del "vietato sgarrare" pena le botte o, peggio ancora, la morte.
È questo il retroscena, secondo gli inquirenti, dell'inquietante episodio avvenuto l'altra notte in viale De Gasperi, lo stradone che porta a Borgo Panigale e all'autostrada per Modena.
Una prostituta albanese è stata ferita a colpi di arma da fuoco da due uomini che erano a bordo di un'auto chiara.
I due, presumibilmente albanesi, hanno sparato per uccidere, mirando al torace della donna.
Un proiettile le è entrato nello stomaco, l'altro le ha perforato un braccio.
Nel corso della notte Adelina Kasca, 21 anni (ammesso che si chiami così, perché le sue generalità non sono confermate) è stata operata al Maggiore per recuperare i proiettili.
Mentre scriviamo, è ancora in pericolo di vita ed i medici non hanno ancora potuto sciogliere la prognosi.
Ma chi è davvero Adelina?
Ufficialmente, la giovane è domiciliata a Firenze, in un residence frequentato da extracomunitari e prostitute.
Del tutto simile a quello di Bologna 2 a Calderara dove alloggiava da qualche giorno con due amiche.
Una di queste donne è la testimone oculare del tentato omicidio e fin dall'altra notte i carabinieri di Borgo Panigale, comandati dal capitano Giuseppe Arrigo e dal maggiore Mario Paschetta del Nucleo operativo,
tentano di interrogare la prostituta che al momento degli spari si trovava sul marciapiede a pochi metri da Adelina Kasca.
Un colloquio difficilissimo, perché la donna non parla una parola di italiano(o almeno così ha fatto credere) ed è stato necessario trovare in tutta fretta un intreprete.
Ma Adelina, per gli inquirenti, non è una prostituta come tutte le altre: vende il suo corpo, ma nell'organizzazione avrebbe anche il ruolo di "controllare" le altre ragazze.
Se questa ipotesi è vera, è stata lei stessa a "sgarrare" nei confronti dei magnaccia albanesi, oppure ha pagato per qualcuna delle ragazze che dipendono da lei?
La sparatoria dell'altra notte, secondo i carabinieri, non è un episodio isolato ma va messo in relazione con una vi0lenta rissa tra albanesi avvenuta qualche notte fa nei pressi del residence di Calderara e con molte altre violenze
subite dalle prostitute che lavorano nella zona di Lavino e della strada che da Borgo Panigale porta a Zola Predosa.
Probabilmente è in atto una gurra tra differenti gruppi di albanesi per il controllo del territorio e delle ragazze.
Ed è una guerra che ha poco da invidiare , quanto a ferocia, alle guerre di mafia dell'America del "Padrino".
Ieri mattina è iniziata una perquisizione a tappeto al Bologna 2, un condominio che, per gli ospiti che vi si trovano, è da tempo una delle vergogne della città.
Nei piccoli appartamenti, in genere affittati a norma di legge, si accalcano anche dieci o dodici extracomunitari di tutte le nazionalità (magrebini, ex jugoslavi, albanesi...) senza permesso di soggiorno.
È gente che ufficialmente non esiste e che inevitabilmente vive al di là della legalità.
Prostituzione e droga sono le loro fonti di reddito.
La perquisizione si è conclusa con una gigantesca retata e con decine di interrogatori che in serata, ma la notizia non è ancora confermata, avrebbe portato all'identificazione dei due uomini che hanno sparato ad Adelina.
In un appartamento è stato trovato il caricatore calibro 9 corto utilizzato per la spedizione punitiva in via De Gasperi.
Gli interrogatori sono stati condotti dai sostituti procuratori Persico e Cieri e forse già oggi saranno firmati numerosi provvedimenti di cattura.
Durante la perquisizione nel residence (ordinata da un altro pm, Guido Guccione) per sfuggire ai carabinieri si sono buttati dalla finestra.
Uno si è ferito in modo grave e forse è coinvolto nella sparatoria.
Alcune "kapò" hanno ammesso il loro ruolo di "guardiane" delle giovani prostitute: gli incontri con i clienti si tenevano proprio nel residence.
Un altro albanese, probabilmente il boss di uno dei due gruppi, ha spiegato che con i proventi della prostituzione riesce a mandare in Albania venti milioni al mese.
Immediata la protesta dei residenti "perbene" del comitato di Bologna 2.
Ieri pomeriggio si sono fatti ricevere dal sindaco di Calderara per chiedere una variazione d'uso dell'immobile.
30 aprile 1996
CALDERARA
Alt al residence delle "lucciole"
Firme e proteste di Bologna Due
Siamo stanchi di essere criminalizzati e di fare da capro espiatorio sempre e comunque.
È vero che nel nostro condominio abitano decine di prostitute ma la colpa non è dei proprietari onesti.
Bensì, di alcune società che affittano senza scrupoli e anche in modo poco trasparente i monolocali proprio alle lucciole, ai protettori.
Abbiamo denunciato il fatto più volte con degli esposti.
Eppure, nonostante le nostre dure e continue sollecitazioni la magistratura e anche le forze dell'ordine non sono mai intervenute con la necessaria fermezza per stroncare definitivamente il traffico.
Sono, ormai, sull'orlo di una crisi di nervi gli abitanti del residence Bologna Due Athena, di Calderara di Reno.
Tant'è che, da qualche giorno, hanno iniziato una raccolta di firme di protesta.
Lo stabile, 196 appartamenti di cui circa 25 in affitto alle prostitute (per un totale di quasi 40 lucciole, soprattutto dei paesi dell'Est), degrada ogni giorno sempre più:
le tubature perdono acqua, col risultato di continue infiltrazioni di umidità; il porticato è invaso da cartacce e, nelle ore notturne, nell'atrio c'è un continuo via vai di protettori,prostitute in tenuta da lavoro, irriducibili del sesso in soldoni.
Siamo stanchi - recita la lettera di protesta - del degrado fisico e sociale dell'immobile e soprattutto del deprezzamento della proprietà. Con il Comune c'è un'accordo per cercare di recuperare l'insediamento. Che deve diventare un elemento utile, vivo, positivo della realtà calderarese. Siamo disponibili anche ad assumerci una quota dei costi di ristrutturazione. E insieme all'amministrazione comunale ci impegnamo a ricercare eventuali fonti di finanziamento, per fare fronte ai costi di intervento.
Una levata di scudi, quindi, vera e propria, che è sfociata perfino nella costituzione di un comitato, il "Gruppo di iniziativa di via Garibaldi 2".
Intanto fioccano gli esposti al questore di Bologna, con tanto di firme con cognomi, nomi ed indirizzi di chi "si sente in pericolo".
Per adesso, però, nessuno ha ancora mosso un dito.
Molti mesi fa una retata dei carabinieri e poi più niente.
E le lucciole continuano a fare affari d'oro, mentre il degrado avanza impietoso.
Basta guardare i solai, soprattutto del porticato d'ingresso, per rendersene conto.
19 aprile 1996
CALDERARA
Nuova caserma dei Cc contro il boom dei furti
Maggiore opera di prevenzione su tutto il territorio e ampliamento della caserma dei carabinieri.
Sono le richieste che il presidente dell'Ascom di Calderara, Franco Bertuzzi, ha fatto, ieri mattina, al prefetto di Bologna, Enzo Mosino.
Motivo: combattere l'ondata di furti che, soprattutto negli ultimi sei mesi, sta mettendo a dura prova i commercianti del centro e di tutto il comprensorio calderararese.
All'incontro, che si è svolto in un clima di disponibilità da entrambe le parti, era presente anche il direttore dell'Ascom Enrico Biscaglia.
Gli operatori, che hanno subito in tutto 14 furti in pochi mesi, hanno puntato l'indice sul residence Bologna Due, presunto ritrovo di ladri e prostitute.
Ma hanno anche chiesto che il Comune e l'assessorato competente si diano da fare realmente, per offrire più garanzie di sicurezza.
Anche perché, adesso, i commercianti, orami stanchi del silenzio e delle promesse mai mantenute, hanno deciso di uscire allo scoperto ponendosi come interlocutori per tutte le forze dell'ordine.
Delle richieste precise che il prefetto ha accolto in blocco.
Tant'è che, dopo aver ascoltato le ragioni dei negozianti, ha annunciato e promesso di sottoporre il delicato caso al "Comitato provinciale per l'ordine pubblico".
L'ipotesi di una nuova caserma o d'un ampliamento dell'attuale struttura rimane, peò, solo una possibilità.
Che, a conti fatti, prima dovrà essere vagliata attentamente dal Comando regionale dell'Arma.
C'è da scommettere, però, che le operazioni di controllo del territorio, a partire dai prossimi giorni, aumenteranno ed anche in modo molto sensibile.
Con un particolare riguardo ai traffici che si sviluppano, soprattutto di notte, attorno al Bologna Due.
28 marzo 1996
SGOMINATA DALLA MOBILE UNA BANDA DI ALBANESI CHE "GESTIVA" 35 RAGAZZE
"Lucciole" da un miliardo al mese
Importavano le donne dall'Est per tre milioni e le costringevano a lavorare dieci ore a notte
Trentacinque ragazze capaci di far guadagnare ai loro padroni più di un miliardo al mese.
Trentacinque schiave del sesso costrette sui marciapiedi della città dalle sei del pomeriggio alle quattro della notte.
Senza la possibilità di tenersi una lira e con l'incubo di prendere un sacco di botte al primo tentativo di fuga.
Eccolo il regno dorato del clan albanese sgominato dopo due mesi di indagini della Squadra Mobile.
In manette sono finiti tre uomini e una donna, tutti giovanissimi, mentre altre undici persone sono state denunciate a piede libero.
L'organizzazione, quasi perfetta, faceva arrivare clandestinamente le ragazze dall'Ucraina, dalla Russia e dalla ex Jugoslavia.
Le pagava tre milioni l'una.
Le faceva viaggiare in pullman, in treno, ma quando c'era da oltrepassare la frontiera le costringeva a camminare a piedi, guardate a vista dai "tutori".
L'inchiesta è scattata non appena la Polizia ha saputo che una giovane lucciola slava, M.D., 24 anni, era finita all'ospedale Maggiore contre costole rotte e una frattura al bacino.
Aveva raccontato di essere caduta per le scale.
Non era vero.
In realtà voleva andarsene, voleva smettere di prostituirsi e l'hanno punita.
A tradirla è stato un suo cliente abituale, un bolognese, cui la ragazza aveva chiesto aiuto per la fuga.
L'uomo, che non è ancora stato identificato, invece di accompagnare la lucciola alla stazione, l'ha consegnata ai suoi protettori.
Eccola, voleva scappare, ha detto.
Ed è scattata la punizione esemplare sotto gli occhi atterriti di due prostitute russe.
Servizio all'interno
SGOMINATO RACKET DELLA PROSTITUZIONE ALBANESE
Violenza sulla strada
Le ragazze venivano comprate, sfruttate e spesso picchiate
Trentacinque ragazze sulla strada. Trentacinque schiave del sesso.
Sfruttate, picchiate, minacciate, comprate per tre milioni l'una e capaci di rendere più di un miliardo al mese.
Le hanno liberate gli agenti della Mobile al termine di due mesi di indagine che hanno spalancato le porte del carcere a quattro albanesi, tre uomini e una donna.
Tutti giovanissimi ma già al vertice di una potente organizzazione capace di far arrivare in Italia le lucciole clandestine sin dalla Russia, dall'Ucraina, dalla Nigeria e dalla ex Jugoslavia.
Un'organizzazione con regole rigidissime, con alcune prostitute costrette a controllare le colleghe.
Vere e proprie "sorveglianti" costrette a spiare i movimenti delle "nuove" per poi riferire ai capi.
Così chi perdeva troppo tempo a parlare coi clienti veniva malmenata, come veniva picchiata chi confessava il desiderio di voler scappare o cercava di tenere per sé qualche soldo di quelli guadagnati sulla strada.
Botte senza sconti, punizioni "terapeutiche" inflitte davanti alle altre lucciole.
L'inchiesta è iniziata alla fine del gennaio scorso, quando la polizia ha saputo di una prostituta finita all'ospedale con tre costole rotte e una frattura al bacino.
Terrorizzata, M.D., 24 anni, ai medici del Maggiore aveva raccontato di essere caduta dalle scale.
Non era vero e qualche giorno dopo è saltata fuori la verità.
L'avevano picchiata perché voleva lasciare il marciapiede.
Si era confidata con un cliente abituale, un bolognese con un gran macchinone scuro.
Uno che lei credeva amico.
Aiutami a scappare!, gli ha detto.
E quello, habitué del sesso a ore, anzichè accompagnarla alla stazione l'ha portata dritta dai suoi protettori.
Eccola, voleva fuggire..., ha spifferato il cliente.
Ed è scattata la lezione, inflitta senza pietà davanti agli occhi di due lucciole russe impietrite dall'orrore.
Per stanare i capi dei clan albanesi i poliziotti hanno lavorato giorno e notte.
Appostamenti, pedinamenti, ore e ore al residence "Athena" di Calderara di Reno, la casa delle lucciole.
Qualche ragazza ha collaborato e dopo un paio di settimane sono finiti in manette i primi due membri del clan: Sadik Cucak detto "Diksa", 28 anni, e il 26enne Semad Mesic detto "Stano".
Il terzo, Drazen Berdin, 30 anni, è stato arrestato a fine febbraio.
La donna invece, Nada Stojkovic, cognata di Cucak, 24 anni, è finita dietro le sbarre pochi giorni fa.
L#039;hanno presa alla stazione mentre tentava di convincere una delle "sue" ragazze a cambiare città e a ritirare la denuncia contro i tre complici già ingabbiati.
I quattro sono accusati di partecipazione ad organizzazione dedita allo sfruttamento della prostituzione, sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento all'introduzione sul territorio italiano di clandestine da avviare alla prostituzione.
Altre undici persone, tra cui quattro donne, sono state invece denunciate a piede libero.
Molte delle lucciole liberate sono riuscite a tornare a casa.
Altre ancora si sono messe in proprio.
Cercano di racimolare qualche soldo per poi potersi ripresentare ai familiari facendo credere di aver lavorato come cameriere o domestiche.
Quando l'organizzazione le ha comprate (portandole a Bologna attraverso l'Ungheria, la Croazia e la Slovenia) erano costrette a dare l'intero incasso ai loro "tutori".
Solo ogni tanto potevano tenersi cinquantamila lire: servivano a pagarsi il taxi per andare al "lavoro" e comprarsi, magari, un nuovo paio di calze a rete.