RELAZIONE DI GABRIELLA CIONI
Assessore ai servizi sociali del Comune di Calderara di Reno
La particolarità della presenza di immigrati a Calderara di Reno, rispetto agli altri Comuni della provincia sta nel fatto che non è avvenuto un inserimento "sparso" nel territorio, che generalmente favorisce relazioni e conoscenza diretta tra gli immigrati e i cittadini autoctoni, consentendo il superamento di pregiudizi reciproci e la creazione di reti di solidarietà utili all'inserimento sociale ma anche lavorativo.
Il loro insediamento pressochè in un unico luogo a Calderara ha invece favorito atteggiamenti di disistima e di autoesclusione ed un vissuto della popolazione locale non sempre disponibile, poiché portato a generalizzare in negativo il giudizio sugli abitanti del residence.
Nel 2000 il Comune di Calderara decide di intraprendere un percorso specifico di accoglienza verso gli immigrati.
Da qui l'incontro con il CEFAL e l'avvio di un rapporto di collaborazione che è andato vieppiù crescendo nel tempo.
Il primo atto è l'apertura dello sportello Informamondo, attività finanziata ogni anno per sei mesi con fondi del Comune di Calderara, comprese le quote trasferite in base ai progetti sulla L.286/98, ed i restanti sei mesi con fondi dell'Associazione Progetto Marocco.
Allo sportello, aperto due giorni alla settimana e presidiato da mediatrici culturali di lingua araba e pakistana, hanno da subito avuto accesso prevalente gli abitanti del residence Bologna 2, luogo dove vive la stragrande maggioranza degli immigrati (337 iscritti all'anagrafe), con richieste di informazioni di varia natura e di orientamento/supporto alla ricerca attiva del lavoro.
Si effettua il primo corso di lingua italiana e di orientamento socio-linguistico, cui seguiranno altri, nel 2003 e nel 2004, quest'ultimo iniziato presso il residence e purtroppo interrotto a causa della inagibilità degli spazi.
Ben presto viene realizzata, a cura del CEFAL, una guida multilingue ai servizi territoriali ed organizzati due seminari di formazione interculturale, uno per il personale del Comune ed uno per quello delle Scuole.
Viene effettuato un breve corso per addette all'assistenza di base ed organizzati, in collaborazione con la Commissione Pari Opportunità Mosaico della Valle Samoggia, incontri tematici su prevenzione e salute.
Dal 2003 l'attività del Cefal si incrocia con quella della Coop Attività Sociali, da lungo tempo operante a Calderara nei settori socio-educativo e del tempo libero giovanile.
La sinergia delle reciproche azioni, nell'ambito delle rispettive competenze, produce importanti risultati, contribuendo a realizzare il tanto auspicato incontro tra la dimensione dell'agio e quella del disagio, al fine di ridurre le distanze, contrastare l'isolamento e favorire la convivenza sociale a partire dai luoghi di incontro dei più giovani.
Durante la Settimana Calderarese del 2003, ma già dalla primavera precedente quando viene realizzato il primo torneo di calcetto, la collaborazione tra Comune e CEFAL si traduce nell'organizzazione e nella gestione di eventi, che si svolgono in parte presso il Bologna 2, in parte in altri luoghi comunali, tesi a facilitare l'incontro tra le diverse culture con la popolazione autoctona.
Nell'ambito del PRU, quale azione collaterale ed integrata, prende avvio il progetto "Garibaldi 2 Ricominciare in sicurezza e crescere senza paure", finanziato dalla RER.
La parte sociale del progetto si concretizza nel Polo Laboratorio, attività altamente sperimentale avviata con numerosi incontri di preparazione e coordinamento, a partire dal giugno 2003.
Nei mesi di giugno-luglio avviene la composizione del gruppo di progetto composto da operatori del Comune, del CEFAL, della Coop Attività Sociali e da ricercatrici dell'Associazione Quarz incaricata di effettuare la valutazione della parte sociale del progetto.
Dapprima si lavora per favorire la conoscenza e promuovere le giuste sinergie con i servizi comunali quali lo Sportello Informamondo ed il Progetto Giovani già impegnato da tempo in attività con bambini e ragazzi residenti al Bologna 2.
A settembre avviene l'inaugurazione dello spazio deputato allo svolgimento delle attività, da subito rivelatosi inadeguato ed insufficiente.
Partono le attività di incontro delle donne con i loro bambini e successivamente, a fine ottobre, il corso di italiano con 11 iscritte di cui frequenteranno solo la metà a causa della precarietà logistica che non consente di svolgere efficacemente il servizio di baby sitting.
L'informazione avviene con distribuzione del volantino porta a porta.
Dalla relazione di valutazione prodotta dall'Associazione Quarz, a ciò incaricata:
Il residence sembra un alveare. Per ogni piano ci sono 4 corridoi, alcuni senza luce. Gli appartamenti sono molto piccoli, alcuni sono bene arredati altri sembrano degli accampamenti. Circa 40 persone hanno aperto la porta, persone di tutte le nazionalità: 8 rumene, 1 russa, 18 magrebini, 14 pakistani. Tutti ci hanno accolto con educazione e disponibilità ad ascoltare, benchè i più interessati sono sembrati i magrebini, più passivi i rumeni e più chiusi forse anche per ragioni linguistiche, i pakistani.
Dalla relazione di CEFAL e COOPAS, soggetti gestori del Polo Laboratorio valutazione:
Se l'attività in favore delle donne e dei minori costituisce un intervento di primo livello teso ad avviare percorsi in favore delle persone maggiormente escluse e più deboli, il percorso con gli uomini adulti risulta un anello fondamentale per il miglioramento dell'efficacia di ogni intervento avviato all'interno della struttura...In tal modo l'intervento socio-educativo e di sostegno all'inserimento nel tessuto locale verrebbe destinato a tutti i membri del nucleo familiare così da aumentare l'efficacia delle azioni proposte, con particolare riferimento al miglioramento della qualità della vita.
E' sempre più forte in noi la consapevolezza che il PRU deve assolutamente andare di pari passo con le attività sociali per fare nascere e crescere una coscienza comune ed un senso di appartenenza al luogo, per comunicare l'idea di costruire qualcosa insieme ai suoi abitanti ed aumentare il rispetto di questi per la struttura, incrementando così anche il livello di controllo sociale.
Da qualche tempo è operativo un tavolo permanente a composizione tecnico-politica e coordinato dal Sindaco.
Qui le varie professionalità, tecniche, sociali ed educative si confrontano quindicinalmente sull'andamento del PRU, monitorando sia gli aspetti urbanistici sia quelli di impatto sociale sulla popolazione.
A quel tavolo è stato presentato un piano di azione sociale che prevede la costituzione di una vera e propria task force, un'equipe operativa che sarà coordinata da un mediatore di comunità e vedrà al proprio interno un consulente legale, cui verà attribuito il compito di supporto rispetto alla complicatissima situazione contrattuale che interessa numerosi nuclei familiari, un referente dell'ufficio tecnico ed uno psicologo con funzione di sostegno ed accoglienza per situazioni di emergenza sociale.
Naturalmente tutto ciò comporta la disponibilità di risorse adeguate che il Comune di Calderara sta reperendo tra mille difficoltà, a partire da quelle poste dalle ultime finanziarie.
Un sicuro punto di forza lo ha trovato nel CEFAL, in collaborazione con il quale si stanno compiendo percorsi di accesso a finanziamenti esterni, e nella COOPAS, Cooperativa sociale con la quale già da alcuni anni il Comune di Calderara sta sperimentando un rapporto di partenariato che, in considerazione delle forti esigenze di continuità legate agli aspetti specifici del tessuto sociale calderarese ed alla necessità di portare a compimento il PRU, verrà rinnovato ed ulteriormente rinforzato.
Ma la rete non si esaurisce con i soggetti finora elencati: essa deve coinvolgere l'associazionismo locale, le parrocchie, la polisportiva e, non ultimi, tutti i soggetti che singolarmente vorranno contribuire a raggiungere insieme all'Amministrazione Comunale questo importantissimo risultato: rivalorizzare la struttura nel suo complesso, in ultima analisi per far emergere il suo potenziale umano inteso come risorsa utile non solo a favorire il proprio rinnovamento ma anche a far crescere l'intera comunità calderarese.
Calderara di Reno, 1 aprile 2004
a cura di Gabriella Cioni
Comunicato dell'Associazione per
la Rinascita dell'area di via Garibaldi 2
EX BOLOGNA DUE: DAL GHETTO ALLA RIQUALIFICAZIONE
Il degrado del Garibaldi 2 (ex Bologna 2) di Calderara di Reno parte da molto lontano.
Errate scelte di politica urbanistica hanno portato alla costruzione di un enorme stabile, isolato dal resto del territorio.
Sino alla fine degli anni novanta la maggior parte delle proprietà che hanno gestito lo stabile hanno guardato più a guadagnare profitti senza scrupoli e rapidamente, sfruttando le varie ondate migratorie succedutesi nel tempo.
La criminalità ha prosperato organizzando sfruttamento della prostituzione, spaccio di droga, tratta dell'immigrazione clandestina, ecc.
Attorno al palazzo si è creato un muro di diffidenza e pregiudizi, che ancora oggi è fortissimo.
Essere abitanti del 'Bologna 2' è ancora oggi un marchio negativo.
Per contro il Garibaldi 2 è un esempio di tolleranza e integrazione tra le 10-12 etnie che lì vivono.
La discriminante che ci ha unito è stato la lotta contro la criminalità e la volontà di vivere in un luogo più dignitoso.
Questo ha favorito il percorso di collaborazione tra abitanti e pubbliche amministrazioni per andare verso il definitivo recupero urbanistico e sociale di questa tormentata area del nostro territorio.
Non possiamo però nasconderci i problemi e le contraddizioni che ancora oggi all'interno del Garibaldi 2 esistono.
Da un lato molti nuclei di migranti si sono integrati nel tessuto del territorio, sino ad avviare attività imprenditoriali e commerciali, altri di più recente migrazione sono sfruttati da 'caporali' senza scrupoli.
Purtroppo il fenomeno del caporalato, soprattutto nelle imprese edili, è molto diffuso e sinora è stato poco contrastato.
Il Garibaldi 2 offre da circa 2 anni rifugio a centinaia di cittadini provenienti per lo più dalla Romania, dei quali quasi nessuno ha la residenza, nessuno un contratto di affitto o di proprietà regolarmente a sé intestato.
Insomma centinaia di persone che per le nostre anagrafi non esistono, quando in realtà si tratta di persone in carne ed ossa.
Proseguiamo quindi nella strada sin qui intrapresa di rendere finalmente vivibile il Garibaldi 2, eliminando una volta per tutte questo luogo di emarginazione e degrado.
Non possiamo accettare che esistano luoghi 'riservati' agli emarginati, ove trovano rifugio tutti gli ultimi arrivati, ricreando così in continuazione gli stessi problemi di sfruttamento e mancanza di integrazione. Invitiamo tutte le amministrazioni a mettere in atto interventi che offrano soluzioni di vita dignitose a chi in Italia vive e lavora regolarmente, superando l'esistenza e il ricrearsi di ghetti, come purtroppo il Garibaldi 2 è stato da ormai 25 anni.
Angelo Rizzi, portavoce dell' Associazione
per la Rinascita dell'area di via Garibaldi 2
Calderara di Reno, 2 aprile 2004
Fax 02 700408087
tel 051 720468