Asian food


4. OBBIETTIVI E STRATEGIE DEL PIANO DI RECUPERO



L'obbiettivo generale consiste nel riqualificare fisicamente e socialmente questo singolare campione di degrado metropolitano, in modo che fatti degenerativi come quelli che hanno segnato la sua storia fin dal nascere, non possano riprodursi in futuro e le tracce ne siano cancellate.
A tale fine si deve mettere in atto una strategia articolata, come articolata è la realtà sociale, umana ed economica che esso ospita.
Infatti, anche se, sotto l'aspetto edilizio, si tratta a prima vista di un unico organismo, nato da un progetto unico, la sua dimensione, sia in termini volumetrici che demografici, corrisponde a quella di uno dei tanti abitati minori, di origine antica o recente, che si incontrano nel territorio.
Ne testimonia lo stesso 13° censimento per il quale il complesso del Garibaldi 2, costituisce praticamente da solo una sezione censuaria (sez. n. 9) e un nucleo abitato denominato, appunto, "Casa albergo".
Inoltre, da un punto di vista urbanistico, il complesso, per come è stato progettato, ha funzionato più come un quartiere che come un edificio.
Il fatto che da un unico nodo di comunicazioni verticali si dipartano lunghi corridoi e ballatoi comuni che, a ogni piano, sviluppano 170 metri di lunghezza, ne ha fatto più che un palazzo, un grumo di piccole case servite da una rete viaria lunga complessivamente più di un chilometro.
Un quartiere, purtroppo, malfamato come nelle metropoli ne esistono tanti.
A questo ha contribuito il fatto che quel chilometro di strada, per il fatto di essere distribuito su più piani, fosse di fatto incontrollabile - in primo luogo dagli stessi abitanti e in secondo luogo dalle forze dell'ordine -, tanto più che le numerose e provvidenziali vie di fuga, previste per il caso d'incendio, si sono rivelate le più appropriate per sfuggire alla polizia.
Il comparto del Garibaldi 2 dovrà quindi essere caratterizzato da una pluralità di funzioni, che diano vita urbana a un complesso fino a oggi destinato esclusivamente alla funzione residenziale, la cui casuale varietà dipende solo dallo stato più o meno avanzato di degrado fisico e morale.

4.1  Funzioni abitative pubbliche

La prima categoria che abbiamo voluto evidenziare, è quella degli alloggi attualmente occupati da nuclei familiari, regolarmente iscritti all'anagrafe di Calderara, di cui fanno parte figli in età minore.
Attualmente sono 20 quelli non coinvolti in vicende giudiziarie penali, di cui otto occupano alloggi delle tipologie più infelici, privi di riscontro d'aria di superficie inferiore a 40 mq.
Otto sono proprietari dell'alloggio.
Tuttavia il fatto che questi nuclei siano affittuari, come è nella grande maggioranza dei casi, o proprietari dell'alloggio occupato non è molto rilevante.
In entrambi i casi si tratta di situazioni di disagio abitativo che la proprietà dell'angusta cellula non migliora.
È probabile infatti che, anche in quest'ultimo caso, qualora fossero disponibili alloggi pubblici di dimensione adeguata e a fitto moderato, gli occupanti possano preferire di rinunciare allo stato di proprietari.
Nel caso di questo primo gruppo l'operazione recupero deve guardare agli abitanti come a cittadini che hanno diritto a un'abitazione migliore, e non come a proprietari.
Abitazione migliore significa, innanzitutto, più ampia e salubre.
Per potere rialloggiare nel Garibaldi 2 è necessario che la mano pubblica acquisisca un certo numero di alloggi opportunamente accorpati e li ristrutturi in modo da ricavare, attraverso varie forme di fusione edilizia o di ampliamento dove possibile, un numero di alloggi minore, ma di migliore qualità e comunque di taglio differenziato.
È questo l'aspetto dell'operazione di recupero in cui si propone di ricorrere ai Contratti di quartiere per sperimentare nuovi standard di qualità per gli alloggi pubblici.

4.2  Abitazioni private

Una volta risolto il problema della risposta alla domanda di alloggi pubblici che si produce all'interno del complesso del Garibaldi 2, la quantità finale di abitazioni private non dovrà superare quella che risulterà dal recupero degli appartamenti che sono proprietà individuale dei cittadini che saranno disponibili a partecipare in proprio all'operazione, potendo godere delle varie forme di agevolazione con le quali l'amministrazione regionale intende, strategicamente, privilegiare la riqualificazione dell'esistente, in campo abitativo.
I gruppi che sono stati indicati con le sigle SPR, SAR e SPD, sono quelli all'interno dei quali esistono le maggiori potenzialità in tal senso.
Si tratta attualmente di 65 casi.
Anche se qualche richiesta di partecipazione al programma di recupero urbano potrebbe provenire dall'interno di altri gruppi, come il gruppo SMD, tuttavia si può ragionevolmente ritenere che si tratterà di fatti eccezionali e pertanto marginali.
La componente privata diffusa dell'opera di riqualificazione è tuttavia molto importante perché sfrutta risorse patrimoniali, economiche e umane che, sia pure in vario grado, sono già disponibili sul posto, e non richiede, in linea di principio, acquisizioni o espropri, perché ciascuno resta alla fine proprietario di un immobile equivalente a quello che già gli appartiene.

4.3  Destinazioni non residenziali

A riqualificazione compiuta, la parte residenziale del comparto del Garibaldi 2, si limiterà quindi ai due aspetti individuati che coinvolgono sostanzialmente quattro dei sette gruppi in cui è stato distinto l'insieme delle cellule abitative.
I restanti tre gruppi, salvo più attente valutazioni e, ovviamente, variazioni dello stato attuale - oggi non attendibilmente ipotizzabili -, rispecchiano una situazione proprietaria per la quale il possesso di unità immobiliari del Garibaldi 2 costituisce, nella migliore delle ipotesi, solo una speculazione infelice, oppure un bene rifugio marginale che, nella maggior parte dei casi, è abbandonato a se stesso o a mani che traggono il massimo profitto da un capitale svalutato dal degrado - che pertanto possono aver interesse a mantenere tale -, agendo sul filo della legalità, quando non al di fuori di essa e aprendo così la strada al crimine vero e proprio.
Il recupero a residenza permanente di carattere privato di unità immobiliari comprese in questi gruppi, sarebbe il presupposto per il permanere o il riprodursi di situazioni analoghe a quelle che da un quarto di secolo affliggono il complesso.
Ne consegue che, con cautele e garanzie ben diverse da quelle del tutto inefficaci che portarono allo snaturamento della prevista e allora decantata casa albergo in una sorta di corte dei miracoli, tali porzioni dell'immobile vengano in possesso di soggetti pubblici, privati o para pubblici in grado di garantirne, mediante patti vincolanti con l'amministrazione pubblica, la gestione unitaria e in forma d'impresa, dopo averle trasformate in strutture di servizio regolate da norme di legge quali potrebbero essere:



4.4  Suddivisione del complesso secondo destinazioni e fasi

Fin qui si è ragionato sul complesso nel suo insieme.
Per potere operare è necessario scomporlo sia in termini fisici che temporali.
Se è già stato osservato come le smisurate dimensioni del complesso con una sola entrata e tante uscite, ne abbiano favorito il degrado fisico e morale, la sua suddivisione in unità indipendenti ha come prima finalità quella di consentire in futuro un miglior controllo della funzionalità ed efficienza di spazi e impianti, nonché dei comportamenti e della sicurezza dell'utenza.
Ma la sua suddivisione serve anche a definire distinte unità d'intervento che rendano materialmente possibile il recupero, graduandone lo svuotamento dagli occupanti attuali, che in alcuni casi sarà provvisorio e in altri non potrà che essere definitivo.

4.4.1.  La prima unità d'intervento

Il complesso sarà pertanto suddiviso in due unità minime d'intervento.
La prima, in ordine di tempo, è costituita dall'attuale corpo C, che è il più grande dei tre, ed è anche quello in assoluto più adatto per funzioni residenziali permanenti, grazie sia all'esposizione, che segue grosso modo l'asse eliotermico, sia alla posizione defilata rispetto alla viabilità extraurbana che lambisce il comparto lungo il limite nord.
Esso contiene attualmente 86 cellule abitative, distribuite su sei piani e 11 campate.
La lunghezza del corpo di fabbrica (oltre 65 metri) è tale che i corpi scala che oggi si trovano ai due estremi di corridoi e ballatoi di pari lunghezza, siano insufficienti a garantire reali condizioni di sicurezza in caso di emergenza.
È quindi necessario interromperlo con un terzo corpo scala, suddividendolo di fatto in due porzioni indipendenti una maggiore, servita da due corpi scala alle estremità di cui uno - quello esistente - dotato di ascensori, e una minore servita da un solo corpo scala con relativo ascensore.
Il primo blocco (che chiameremo blocco D) corrisponderà, da cielo a terra, alle prime 7 campate (56 cellule attuali) e sarà trasformato, previa acquisizione bonaria o esproprio, in unità residenziale pubblica dove i nuovi appartamenti (il cui numero sarà logicamente inferiore a quello attuale) avranno dimensioni differenziate, adatte a ogni tipo di nucleo familiare, con 3, 2, 1 camere da letto.
Il secondo blocco - le ultime quattro campate e 30 cellule - diventerà - anch'esso da cielo a terra - un'unità residenziale condominiale, riservata, attraverso un gioco di permute, alle piccole proprietà che partecipano economicamente all'opera di riqualificazione.
In questo blocco (che chiameremo blocco E) il numero di appartamenti non cambierà, ma sfruttando le possibilità di ampliamento della superficie chiusa a spese delle logge e del ballatoio del terzo piano, si avrà un certo numero di bilocali.
Al piano terreno dell'unità pubblica troveranno spazio servizi pubblici (come la ludoteca - centro sociale, collegata con la portineria) e, nella parte privata, servizi di carattere commerciale o ricreativo.
In entrambi i due blocchi il piano interrato si è dimostrato assolutamente insufficiente a contenere tanti posti auto quanti saranno gli alloggi.
Si è ritenuto allora di escluderne, come regola generalizzata, l'utilizzo ad autorimessa, per suddividerlo invece in cantine individuali che, grazie alle ampie rampe carrabili di accesso esistenti, consentiranno a tutti di custodire adeguatamente biciclette, carrozzelle e motocicli.

4.4.2  La capacità dei due blocchi che costituiscono la prima unità d'intervento

Nell'ipotesi che, una volta giunti alla fase operativa dell'operazione di recupero, la situazione sociale e proprietaria del complesso rimanga quella attuale, il numero di alloggi pubblici ricavabile nel blocco D con un equilibrato assortimento di taglio (sempre modificabile grazie ai criteri di flessibilità adottati nel progetto sperimentale) sarà sufficiente a ospitare le attuali famiglie numerose (gruppo MXR) e resteranno almeno una quindicina di alloggi dei tagli più piccoli a disposizione di altri casi di aventi diritto che, a una puntuale verifica, potessero emergere dagli altri gruppi.
Per quanto riguarda la capacità del blocco E, questa va confrontata con casi di potenziali proprietari disponibili a contribuire al programma di recupero, che, secondo i criteri di analisi adottati, possono essere attualmente stimati nel numero di 65.
Tuttavia, da un'indagine svolta, in questa fase, attraverso testimoni privilegiati, il 48% di tali potenziali soggetti si è dichiarato disponibile, il 3% non disponibile, mentre il restante 48% non è stato possibile interpellarlo.
Poiché tale ultima circostanza deriva, nella maggior parte dei casi, dall'abituale assenza fisica del potenziale interessato dalla scena del Garibaldi 2, - e, pertanto, dalle occasioni di incontro e di colloquio che, nonostante la caotica situazione, non si può dire che manchino - essa indica comunque una scarsa sensibilità ai problemi del futuro assetto dell'immobile.
Si quindi può logicamente presumere che da tale settore pochissime potranno essere le risposte positive.
Se allora si può stimare che in realtà non più della metà dei proprietari appartenenti ai gruppi che abbiamo definito potenzialmente interessati possa essere effettivamente disponibile a partecipare economicamente al recupero, ecco che allora i 30 alloggi del futuro blocco D risulterebbero sostanzialmente adeguati, come numero, a soddisfare questo tipo di domanda.
Tanto più che, come è già stato osservato, non si deve ragionevolmente escludere che, in fase operativa, alcuni appartenenti ai tre gruppi considerati ai fini della partecipazione privata al recupero, possano in realtà rivelarsi potenziali utenti della parte pubblica dove si darebbe, come abbiamo visto, una certa capacità residua.

4.4.3  Le destinazioni della seconda unità d'intervento

Se tale è lo scenario che si configurerà in fase operativa, si può allora ritenere che, coincidendo la quota del complesso da destinare a usi abitativi permanenti con il corpo C (blocchi D ed E di progetto), l'esecuzione del relativo programma di recupero urbano esaurisca la componente residenziale del piano di recupero.
La seconda unità d'intervento, costituita dagli attuali corpi A e B potrà essere allora destinata ad altri usi, previa ricomposizione della proprietà immobiliare in unità edilizie il più possibile autonome, da gestire ciascuna in forma rigorosamente unitaria, in forma d'impresa pubblica o privata.
Un secondo e successivo programma dovrà essere predisposto allo scopo.
Tuttavia non tutte le parti dei corpi A e B si prestano indifferentemente agli stessi usi.
In primo luogo, diversamente dal corpo C che gode della doppia esposizione, ideale per la residenza permanente (est-ovest) le cellule che formano codesti due corpi sono così caratterizzate:

108 cellule totali, di cui
90 con affaccio principale a nord di cui:
  60 con possibilità di affaccio secondario a sud, sui ballatoi
  30 prive della possibilità di affaccio secondario a sud
18 con affaccio esclusivamente a sud


La facciata nord è, come già osservato, anche quella che costeggia l'importante asse di scorrimento di via Garibaldi.
Invece il fronte sud del corpo A affaccia sullo spazio interno, attualmente incolto, ma destinato e destinabile a giardino, luminoso e al riparo dai rumori e da altre forme d'inquinamento.
Il fronte sud del corpo B, per la particolare posizione estrema, non prospetta sul futuro giardino, è esposto anch'esso all'influenza della viabilità esterna e, ai piani bassi, cade nel cono d'ombra generato dal corpo C.
Tale stato di fatto non presenta però, complessivamente, incompatibilità con usi che prevedono la permanenza di persone per una parte limitata della giornata: questo è vero per un albergo, un unità di cellule foresteria, per uno studentato, i cui occupanti trascorrono gran parte del loro tempo all'università o in biblioteca e anche per l'abitazione di singoli o coppie che la utilizzano prevalentemente la notte.
Usi, invece, che implicano la lunga permanenza delle persone, come nelle strutture ricettive sanitarie o comunque destinate a individui non autosufficienti o di ridotta capacità motoria, sono compatibili solo con quelle parti del complesso che godono delle migliori condizioni di esposizione e di tranquillità.
Né possono adibirsi a tali usi corpi di fabbrica esigui, come il corpo B, perché la ridotta capienza di ogni piano (sette cellule per piano ai primi due e cinque a quelli superiori) costringerebbe a dotare la struttura di servizi e di personale di sorveglianza ridondanti rispetto al numero degli assistiti, con costi insostenibili, senza considerare i problemi che comporterebbe, per il continuo ricorso agli ascensori, il movimento degli ospiti disabili.
Né appare adatta a simili strutture la conformazione a corridoio centrale tipica dei primi due piani del Garibaldi 2, spazio angusto, privo di sufficiente illuminazione naturale, psicologicamente deprimente.
La destinazione a residenza protetta o assistita è quindi compatibile, con gli opportuni adattamenti, solo con i piani superiori al secondo, del corpo A.
Per le altre destinazioni non ci sono invece preclusioni.
Se quindi il complesso ospiterà una struttura ricettiva para sanitaria, la suddivisione orizzontale del corpo A non deve essere considerata un'anomalia.
Essa è invece abbastanza coerente con la struttura originaria del fabbricato che, ispirato come abbiamo detto al modello lecorbusiano delle unità di abitazione verticale, e grazie alla speciali caratteristiche del terzo piano, vero e proprio piano nobile dotato di ballatoio di grande ampiezza, consente di fare di quest'ultimo, con un adeguato sistema di comunicazioni verticali, il piano base di un autonomo organismo funzionale.
Al piano terreno del corpo A, l'attuale destinazione a pubblico esercizio (bar-pizzeria) è confermata e ad essa potranno essere associati, sotto il corpo B, servizi commerciali di prima necessità.

4.5  La suddivisione finale in unità edilizie in rapporto ai servizi comuni a rete

Le unità d'abitazione indipendenti, che originano dalla suddivisione in due blocchi dell'originario corpo C, corrispondono, insieme alle aree scoperte a ovest destinate ai posti auto e al verde complementare di loro pertinenza, alle due "unità edilizie" denominate D ed E.
Tali unità edilizie, insieme al verde pubblico e alla strada che, costeggiando il comparto sul lato ovest, dà accesso ai parcheggi privati e al parco pubblico costituiscono la "Unità minima d'intervento n.1", oggetto del programma di recupero urbano.
Gli originari blocchi A e B, corrispondono, con le aree scoperte di pertinenza a nord, alle due unità edilizie omonime che, insieme, formano la "Unità minima d'intervento n.2".
L'unità edilizia D, destinata agli alloggi pubblici, contiene, nel sotterraneo, la nuova centrale termica che provvederà al riscaldamento e alla fornitura di acqua calda per entrambe le unità, mentre l'attuale centrale termica continuerà a servire i corpi A e B.
Nel momento in cui si attuerà anche il recupero della "Unità minima d'intervento n. 2", gli spazi occupati dalle due centrali, tra loro adiacenti, saranno riuniti e gli impianti di distribuzione dell'acqua calda e del riscaldamento faranno così capo a un unica centrale che apparterrà a un consorzio di gestione costituito tra le quattro unità edilizie.
Tale scelta consentirà maggiori economie di conduzione e, soprattutto, quella ridondanza di apparecchiature che è indispensabile per assicurare la continuità di funzionamento dell'impianto in caso di guasti.

4.6  Gli spazi pubblici e per attività collettive e le opere di urbanizzazione

Il comparto del Garibaldi 2, che è situato a un chilometro e mezzo dal centro del capoluogo, è servito, con apposita fermata, dalla linea d'autobus urbana che collega ogni mezz'ora il comune di Calderara con il centro di Bologna, è adiacente, a est, all'attrezzato complesso sportivo comunale ed è regolarmente servito dagli scuolabus.
Le aree scoperte lungo i confini nord e ovest del comparto sono riservate a parcheggio privato e alla strada di accesso alle singole unità edilizie e al verde pubblico.
Le aree a parcheggio privato previste dal progetto ospiteranno un numero di auto superiore a quello degli appartamenti e delle altre cellule che compongono il fabbricato.
Attualmente la vasta area interna su cui prospettano il fronte sud del corpo A e il fronte ovest del corpo C è di proprietà condominiale, ma è rimasta, fino dall'inizio, incolta e desolata.
L'adiacente e ben attrezzato centro sportivo, se costituisce una risorsa preziosa per la comunità, è però uno spazio chiuso, accessibile solo a determinati utenti e in determinati orari.
La trasformazione quindi della derelitta area attualmente condominiale in uno spazio verde alberato accessibile a tutti è pertanto indispensabile e, in un caso come questo, solo la gestione pubblica può assicurarne la manutenzione e il controllo.
La dimensione di tale spazio (7.350 mq) soddisfa ampiamente gli standard regionali.
Una volta sistemato, il nuovo giardino potrà essere messo in comunicazione con le adiacenti aree verdi del centro sportivo comunale, non riservate a specifici impianti.
Il servizio di portineria, che è indispensabile associare all'unità edilizia destinata ad alloggi pubblici, avrà anche il compito di sorvegliare il nuovo giardino che sarà accessibile, oltre che dalle singole unità edilizie, anche dalla strada di servizio pubblica, prevista lungo il confine occidentale.
L'acquisizione e la sistemazione di questa area, funzionali alla riqualificazione del complesso nel suo insieme, sono stati quindi inseriti nel programma di recupero urbano denominato "Contratto di quartiere".
Non esiste un fabbisogno arretrato di parcheggi pubblici.
Infatti lungo la via Garibaldi, esattamente di fronte al Garibaldi 2 c'è una striscia di 2.400 mq, di proprietà pubblica, pavimentata e già attualmente utilizzata come parcheggio, in contiguità con altre più vaste aree di parcheggio privato asservite alla zona industriale.
Inoltre, sullo stesso lato della strada, a 150 m. dal Garibaldi 2, funziona il parcheggio attrezzato pubblico antistante il centro sportivo.
Entrambe queste aree si sono dimostrate, nei fatti, sovrabbondanti rispetto alle reali necessità del luogo.

4.7  La questione delle acquisizioni immobiliari in rapporto ai programmi di riqualificazione

L'attuazione della prima unità d'intervento comporta che, alla fine dell'operazione, la mano pubblica sia divenuta proprietaria (in via bonaria o forzosa) dell&à039;intero blocco D da cielo a terra, delle relative aree esterne di esclusiva pertinenza di questo e degli spazi esterni, oggi condominiali, da destinare a verde pubblico.
Il blocco E resterà invece, da cielo a terra, in proprietà privata ai proprietari degli appartamenti che avranno economicamente partecipato all'operazione di recupero.
Tuttavia, poiché solo una piccola parte di questi ultimi appartengono attualmente al corpo C, sarà necessario che il Comune espropri o comunque acquisisca anche le unità immobiliari da dare in permuta ai proprietari partecipanti il cui appartamento si trova oggi in altra parte del complesso.
Per gli appartamenti che si trovassero nel blocco D, si tratterebbe sostanzialmente di una partita di breve giro, in quanto andrebbero al Comune in permuta di quelli acquistati forzosamente in E, dove si trasferirebbero i proprietari usciti da D.
Per gli appartamenti da permutare che si trovassero invece negli altri corpi, che fanno parte della seconda unità d'intervento, il Comune dovrà restare esposto delle spese di acquisto o esproprio per un periodo molto più lungo, anche se, il fatto di ritrovarsi proprietario di un certo numero di appartamenti (presumibilmente attorno alla quindicina secondo le stime fatte) nell'ambito dei corpi A e B, potrà facilitare l'avvio della seconda fase, che vedrà idonei soggetti pubblici e privati diventare titolari della loro riqualificazione a usi non residenziali.
Ove tali soggetti non riescano a diventare, con acquisti diretti, proprietari della parte di loro pertinenza, dovrà intervenire la mano pubblica con uno o più programmi di esproprio, per poi cedere agli operatori le unità immobiliari acquisite.
È a tale scopo che uno degli effetti dell'approvazione del piano di recupero dovrà essere quello di istituire un diritto di prelazione, a favore del Comune, su tutte le operazioni di compravendita che a partire da quel momento interesseranno l'immobile.

4.8  Le risorse economiche e finanziarie

Le risorse sulle quali fare affidamento per l'attuazione della unità minima d'intervento n.1 sono le seguenti:

4.8.1  Unità edilizia D (alloggi pubblici)

Realizzabile con i fondi statali per l'edilizia sovvenzionata da erogarsi attraverso i "Contratti di quartiere".

4.8.2  Unità edilizia E (alloggi privati)

Realizzabile con il concorso economico dei privati proprietari degli appartamenti, e delle seguenti forme di finanziamento pubbliche:



4.8.3  Unità fondiaria F (viabilità e verde pubblico)

Realizzabile con il concorso del fondo speciale di cui all'art. 5 della Legge 179/92, secondo i criteri stabiliti con delibera del Consiglio regionale ER, 2210'94.

4.9  L'unità d'intervento n. 2

L'unità d'intervento n.2, costituita dalle unità edilizie A e B, sarà oggetto di un successivo programma di riqualificazione, da avviare solo quando l'opera di recupero della unità n. 1 sia stata concretamente avviata, e lo svuotamento degli immobili, necessario per potere iniziare i lavori, concretamente avvenuto.
Per quanto riguarda la struttura ricettiva a uso foresteria, le risorse non potranno che essere di carattere privato.
Per consorzi di imprese dell'area bolognese, per i quali una struttura di questo tipo, in epoca di sempre più accentuata mobilità delle forze di lavoro, può infatti configurarsi nell'immediato futuro come un servizio indispensabile.
Che la proprietà e la gestione di tale servizio appartengono direttamente al mondo della produzione e non a quello dell'intermediazione, sono la condizione perché fenomeni degenerativi come quelli che hanno segnato la storia del complesso non si ripetano.
Per quanto riguarda la struttura ricettiva di carattere sanitario assistenziale, contatti sono già stati intrapresi da parte dell'amministrazione comunale con le Ausl.
Ma non è da escludere che imprenditori privati possano assumerne l'iniziativa.
Casi di questo genere sono in fase espansiva nella Regione Emilia Romagna.
Per la realizzazione dello studentato, tipo di servizio, come già osservato, cronicamente insufficiente nell'area di una dei più importanti poli di attrazione universitari del nostro paese, il concorso di finanziamenti regionali e di altri enti territoriali o meno, appare indispensabile.

1. I termini generali del problema Torna su 2. La consistenza urbanistica del problema
3. Come rappresentare una situazione complessa 4. Obiettivi e strategie del piano di recupero



Torna su in questa pagina

Apri la pagina iniziale

BLOG Per la rinascita del Garibaldi 2