la Repubblica 1996
5 ottobre 1996
Problema criminalità a Calderara
Dalla lettera del signor Antonio Bonomi si evince una voglia di ghetto foriera a quanto pare di gravi conseguenze sotto il profilo della responsabilità.
Bonomi non penso possa legittimamente ritenere normale e comune ad altri paesi l'alto tasso di criminalità che purtroppo si ritrova ad avere il Comune di Calderara.
Omicidi, furti, prostituzione, spaccio e chissà quant'altro rendono triste e inquietante l'immagine di un Comune che non può pretendere di riuscire a nascondersi dietro un ben noto casamento.
Le forze dell'ordine fanno con professionalità e solerzia il loro dovere ma penso si renda necessaria congiuntamente anche una coraggiosa, forte e decisa volontà politica da parte del Comune di Calderara di Reno
per debellare la propria criminalità territoriale la quale ha assunto pericolosi e allarmanti connotati ben distanti dalla comune microcriminalità degli altri paesi.
Marco Tassi
28 settembre 1996
La qualità della vita a Panigale
Sotto il titolo "Spari e sangue", su Repubblica, Paola Cascella termina con la seguente frase lapidaria: Controlli sono stati disposti a Calderara di Reno dove alloggiano pregiudicati, extracomunitari e prostitute.
Mi trovo ad essere l'assessore alle attività economiche e alla Polizia Municipale del Comune di Calderara di Reno e, pur
ammettendo che di cattivi soggetti ce ne sono anche qui, come in ogni città e paese, mi sembra che il concetto espresso dall'articolista sia un pò riduttivo.
Mi fa pensare ad un analogo, anche se ben più pesante, pezzo di Luca Borghi, sul Carlino di qualche giorno fa che, invitato a parlare dell'inaugurazione della nuova Piazza Marconi
(bucata dalla Vostra cronaca) accennava solo di sfuggita all'opera e alla festa che ha coinvolto almeno la metà della popolazione del nostro paese.
In cambio sciorinava righe e righe di pesante piombo sulle malefatte di alcuni abitanti di Calderara, alloggiati in un ben noto casamento addossando le responsabilità a questa amministrazione comunale che è da anni impegnata
a convincere le proprietà sfruttatrici e assenteisti ad avviare il risanamento dell'edificio.
Mi auguro che i giornalisti dedichino un pò di benevola attenzione a questa comunità, che nella recente ricerca dell'Union-camere ha ottenuto il massimo punteggio per qualità della vita.
Antonio Bonomi
23 settembre 1996
Regolamento di conti tra albanesi. Raffiche su un'auto: due feriti, uno in fin di vita
Spari e sangue in Panigale
Due albanesi a bordo di una Golf sono rimasti feriti in una sparatoria, forse con due connazionali, avvenuta ieri sera in viale Togliatti, all'angolo con via Battindarno.
Uno di loro è in condizioni gravissime.
È stato colpito alla testa e i medici del reparto di Rianimazione dell'ospedale Maggiore se ne sono riservati la prognosi.
Gli aggressori sono fuggiti verso Borgo Panigale con una Peugeot 506.
Malgrado i posti di blocco, fino a tarda sera non erano ancora stati rintracciati.
L'aggressione ha avuto luogo poco dopo le 21, probabilmente per un regolamento di conti dovuto a una sgarro nell'ambiente della prostituzione.
Sulla macchina colpita viaggiava anche una ragazza che è rimasta illesa, conosciuta agli agenti della Buoncostume.
Secondo le primi indagini coordinate dalla pm Elisabetta Melotti, la Peugeot grigia con a bordo almeno due persone ha tamponato la Golg bordeaux dei due albanesi.
Una manovra studiata per cogliere di sorpresa le vittime.
Infatti la Peugeot ha affiancato l'altra auto e qualcuno ha fatto partire diversi colpi da pistola semiautomatica.
La polizia scientifica ha recuperato i bossoli che sembrano appartenere a diverse armi.
I due albanesi non hanno fatto neppure in tempo a capire che cosa stesse accadendo.
Ismail Buba Smpetim di 31 anni è stato colpito alla spalla e al braccio, ma le ferite non destano preoccupazione.
Disperate le condizioni del suo amico, del quale fino a tarda sera non è stato possibile conoscere il nome.
Si sa solo che ha 26 anni, ma sembra che fosse in possesso di un passaporto falso.
I proiettili l'hanno colpito alla testa e al torace: per i medici delle due ambulanze di Bologna soccorso arrivate in viale Togliatti, si è subito trattato di un "codice 3", ovvero di massima gravità.
In pochi minuti i feriti sono stati portati al pronto soccorso del Maggiore.
Mentre le volanti del 113 e le auto dei Baschi verdi affluivano sul luogo della sparatoria.
Secondo le prime indagini potrebbe essersi trattato di un regolamento di conti tra bande di albanesi per il controllo della prostituzione.
Uno dei tanti avvenuti negli ultimi tempi nella zona del quartiere Vittoria.
Nei mesi scorsi sono stati diversi gli sgarri puniti a colpi d'arma da fuoco.
Sono in corso battute per tentare di intercettare la Peugeot.
Controlli sono stati disposti a Calderara di Reno, dove alloggiano pregiudicati, extracomunitari e prostitute.
30 giugno 1996
I carabinieri tentano di decifrare la guerra sempre più aspra fra protettori per il controllo del marciapiede
Spara il racket delle albanesi
"Kapò" delle prostitute punita a colpi di pistola
Due colpi di pistola contro una prostituta fanno esplodere il caso della guerra per bande tra protettori albanesi.
Nelle settimane scorse, i segni premonitori che il feroce mondo dello sfruttamento della ragazze albanesi fosse in effervescenza erano già stati parecchi.
Botte tra donne sui viali, risse tra gruppi di uomini per strada.
La guerriglia per il lucroso controllo del marciapiede è diventata aggressione aperta in viale Togliatti a Borgo Panigale, poco prima delle tre nella notte tra venerdì e sabato.
Una albanese di 21 anni, che a fatica dopo la sparatoria ha detto chiamarsi Adelina Kasca (ma chissà se è il suo vero nome), bella di notte con compiti di "sorvegliante" delle ragazze più giovani,
è stata gravemente ferita e ricoverata in prognosi riservata al Maggiore, dopo una operazione durante la quale i medici hanno estratto due proiettili calibro nove corto, al braccio e al torace.
Un avvenimento che mette in allerta le forze dell'ordine, impegnate a contenere la prostituzione ma con le mani legate dalle leggi
che nonostante le retate rendono quasi impossibili le espulsioni.
Prima di entrare in sala operatoria, dalla testimonianza incerta di Adelina e d quella di un'amica che con lei si trovava a "lavorare" sul lato verso la Barca di viale Togliatti, è stato possibile ricostruire che due uomini sono giunti a bordo di un'auto chiara,
sono scesi, si sono diretti verso di lei e hanno iniziato ad alzare la voce.
Dopo il litigio, i due sono risaliti sull'auto, hanno fatto inversione in direzione di Modena e ritornati all'altezza di Adelina Kasca dal finestrino, distanti meno di dieci metri, hanno esploso tre o quattro colpi.
La donna è caduta a terra tra il terrore delle altre lucciole, l'auto chiara ha sgommato via.
I Carabinieri di Borgo Panigale e del Nucleo Operativo hanno cominciato le indagini cominciando col raccogliere le poche descrizioni a gesti dalla donna ferita e tre bossoli calibro nove rimasti sull'asfalto.
Per tutta la mattinata e il pomeriggio, decine di uomini hanno setacciato l'ormai famigerato residence "Bologna 2" a Calderara di Reno, dove la donna ferita che, senza documenti, ha dichiarato di abitare a Firenze, era passata nei giorni scorsi.
Decine di Carabinieri sono entrati con decreto di perquisizione del pm Guido Guccione in diversi appartamenti e una trentina di extracomunitari di varie nazionalità,
albanesi ma non solo e soprattutto molte prostitute senza permesso di soggiorno, sono stati fatti salire su un pullman fino all'Ufficio Stranieri della Questura.
In uno degli appartamenti affittatati, intestato ad un extracomunitario con permesso di soggiorno, stavano dormendo in una stanza una decina di persone, quasi nessuna in regola.
Una casbah incontrollabile, una corte dei miracoli dove potrebbero annidarsi anche gli aggressori di Adelina.
Una situazione non nuova che ripropone l'irrisolta questione delle espulsioni degli stranieri fuori regola, mentre nuovo è invece il livello di scontro che i Carabinieri stanno analizzando all'interno dei gruppi di albanesi,
già estremamente violenti nei confronti delle ragazze sfruttate (uno di loro era stato arrestato proprio dai Cc di Calderara nei giorni scorsi per aver picchiato una bella di notte di 30 anni).
Gli albanesi hanno ormai da tempo messo le radici a Bologna nel mondo della prostituzione.
Controllano una buona parte di viale Togliatti e uno spicchio di zona Fiera.
Delegano, come già succede per gli slavi, il controllo delle nuove leve e delle donne più riottose a "kapò" di sesso femminile, che riscuotono la fiducia dei capi e magari ne sono amanti.
Come hanno dimostrato parecchie indagini nate da denunce di albanesi sequestrate in patria o allettate da un lavoro e buttate su un marciapiede, sono estremamente crudeli verso le donne, talora minorenni.
Questi protettori, che non dimostrano un grande senso di organizzazione interna, non costituiscono che una fetta minoritaria della prostituzione (non ci sono per esempio albanesi sui viali di circonvallazione, territori di africane e slave), ma sono scesi in guerra tra loro per il controllo del territorio.
Il fatto che Adelina Kasca fosse una "kapò," e le modalità dell'azione dimostrano che in questo caso non si tratta di una "punizione" per "scarso rendimento" o per ribellione, ma un'azione mirata che una consorteria ha messo in atto contro l'altra.
E si teme che a questa azione segua una reazione di uguale gravità.