l'Unità 1986
11 giugno 1986
Uccisero un drogato a Calderara di Reno
Rinviati a giudizio
Ancora guai giudiziari per Giuseppe Magliocco e Giuseppe Raeli.
Lunedì pomeriggio il Tribunale li aveva condannati rispettivamente a sei anni e quattro anni e due mesi per spaccio di droga.
Ieri il giudice istruttore Aurelia Del Gaudio li ha rinviati a giudizio con l'accusa di aver assassinato,
il 12 febbraio dell'85, Davide Giovannone.
Giovannone fu ucciso
all'interno del residence "Bologna 2" di Calderara, dove risiedeva.
Magliocco e Raeli si erano recati da lui per pretendere il pagamento di un debito, un milione di lire, per una fornitura di eroina.
Raeli, per ogni evenienza, aveva portato con sé un coltello a serramanico.
Raeli ha ammesso di aver accoltellato la vittima per ragioni - scrive il giudice - che non è dato conoscere.
Sul banco degli imputati siederanno anche Venera Vaccarisi, Vincenzo Antonacci, Mario Barone, Emilio Vismara, Anna Maria Froio e Giacomo Grassi.
Sono accusati di favoreggiamento.
Il magistrato ha poi ritenuto di non promuovere l'azione penale contro Antonacci per concorso nell'omicidio.
10 giugno 1986
Processo per droga: trentuno condanne
Trentuno condanne (nel complesso abbastanza mite) ed una sola assoluzione, quella di Emanuela Candini, perché il frutto non sussiste.
Il processo agli spacciatori di droga, che gravitavano al residence "Bologna 2" di Calderara, si è concluso ieri nel tardo pomeriggio, dopo sei ore di camera di consiglio.
Giuseppe Magliocco, Salvatore Failla e Vincenzo Antonacci sono stati condannati a sei anni di reclusione ciascuno.
Quattro anni e due mesi per Giuseppe Raeli e Corrado Magliocco.
Quattro anni di carcere per Antonio Randazzo.
Condanne minori, dai tre anni in giù, per gli altri imputati.
Il pubblico ministero Paolo Giovagnoli aveva richiesto tra l'altro quattro condanne a sedici anni di carcere per i presenti capi dell'organizzazione, essendo loro contestata anche l'accusa di associazione a delinquere; accusa che la Corte ha fatto poi cadere.
L'inchiesta sugli spacciatori era nata in seguito alla scoperta di un omicidio di un giovane tossicodipendente, accoltellato in una stanza del residence.
Dell'assassinio devono rispondere, in un altro procedimento, Raeli e Giuseppe Magliocco.
5 giugno 1986
Alla sbarra la gang del "Bo 2"
Nuovo maxiprocesso per droga.
A due mesi dalla conclusione del "processo dei 121", trentadue imputati sono comparsi ieri davanti alla corte presieduta dal dottor Giovanni Romeo per rispondere di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti, di acquisto, vendita e distribuzione di ingenti quantitativi di eroina, ceduti in un caso a una ragazza minorenne.
Anche questo processo ha preso le mosse da un omicidio, quello di Davide Giovannone, 23 anni, assassinato
nella stanza 513 del residence Bologna 2, il 12 febbraio dello scorso anno.
Il classico regolamento di conti per il mancato pagamento di una partita di eroina che sollevò il coperchio su un'agguerrita ed efficiente banda di spacciatori che usava
il residence di Calderara di Reno come base operativa fin dall'82.
Di aver ucciso il Giovannone sono accusati Giuseppe Magliocco e Giuseppe Raeli, il processo per omicidio è stato stralciato dal fasciscolo principale.
A capo della banda, c'erano secondo le risultanze istruttorie, Salvatore Failla, i fratelli Corrado, Giuseppe, Achille e Orazio Magliocco, Venera e Michele Vaccarisi, Vincenzo Antonacci.
Quest'ultimo è stato assolto al maxiprocesso svoltosi nell'aula-bunker del nuovo carcere.
4 marzo 1986
Maxiprocesso
gli ultimi interrogatori
Quinta settimana del processo, ultime battute dell'istruttoria dibattimentale nell'aula bunker del nuovo carcere di Bologna.
Al maxiprocedimento contro i 121 accusati di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di eroina è terminato ieri l'interrogatorio degli imputati.
Domani inizierà l'escussione dei 34 testimoni, giovedì prenderà la parola il pubblico ministero Paolo Giovagnoli per la requisitoria.
Da lunedì prossimo, per dieci udienze, parleranno invece gli avvocati difensori.
La Corte dovrebbe ritirarsi in Camera di Consiglio verso la fine di marzo.
Ieri intanto si è svolto in aula il confronto tra Moh' D Adel Quader, cittadino libico accusato di aver venduto quantità ingenti di eroina, e Marilisa Macchi, la compagna di Pierangelo Segat, il boss pentito.
Venerdì scorso Quader aveva dichiarato di aver consegnato alla Macchi 400 grammi di eroina nel garage del residence "Bologna 2" di Calderara di Reno.
Una dichiarazione che sembrava aver reso più difficile la posizione della Macchi a cui viene per il momento addebitata la semplice partecipazione ad associazione per delinquere.
A questo punto, l'avvocato difensore della Macchi aveva chiesto il confronto.
Dopo qualche esitazione, Quader ha dichiarato di non riconoscere nella Macchi la donna con cui il Segat si accompagnava e a cui avrebbe consegnato l'eroina.
Ieri mattina la Corte ha concesso la libertà provvisoria a Francesco Ferrone, un imputato gravemente ammalato, a Nicolò Gandolfo e Antonio Faro, chiamati in causa dalle rivelazioni di Giuseppe Fisanotti, ma non riconosciuti da lui durante un confronto in aula.