L'UPPI NON VUOLE IL RECUPERO DEL BOLOGNA 2?
Le dichiarazioni rilasciate da Alberto Zanni, presidente dell'UPPI (Unione Piccoli Proprietari Italiani) confermano quanto avevamo già detto in precedenza.
L'Uppi non conosce la realtà di Calderara di Reno e sta improvvisando quando interviene sul piano di riqualificazione dell'ex Bologna 2.
La nostra associazione, che non ha bisogno delle legittimazione del sig. Zanni, è iscritta all'albo delle libere forme associative del Comune di Calderara di Reno dal maggio 1998.
Siamo tra i fondatori della Consulta delle Associazioni di Calderara, organismo che coordina le attività delle più di 40 associazioni di volontariato che lavorano nel territorio.
Nella Consulta facciamo parte del comitato direttivo.
Negli ultimi due anni, in collaborazione con le altre associazioni e con l'amministrazione di Calderara, abbiamo organizzato ben 17 iniziative culturali nell'area del Garibaldi 2 che hanno rotto l'isolamento dello stabile dal resto del territorio, portando all'ex Bologna 2 migliaia di persone.
Da anni denunciamo, rischiando in prima persona, lo spaccio della droga, lo sfruttamento della prostituzione e la rete di connivenze e collusioni che è ancora forte all'interno dello stabile.
Tutto questo è documentato nel nostro sito Internet
www.geocities.com/SouthBeach/Lights/4238
visitato da migliaia di 'navigatori' della rete
L'Uppi sostiene che vuole il recupero dell'ex Bologna 2, ma dalle dichiarazioni e dal comportamento di Zanni e dei suoi associati si direbbe che le cose stanno diversamente.
Zanni si meraviglia che ai proprietari venga chiesto un contributo a tutti i costi per la ristrutturazione.
Cosa pretende? Che il Comune e la Regione ristrutturino le case gratis a dei privati?
Dei costi e del progetto pare proprio che non conosca molto.
Il piano di riqualificazione è noto da almeno un anno e più volte sulla stampa è stato descritto.
Il palazzo sarà suddiviso in più blocchi con funzioni diverse: albergo, foresteria per lavoratori, caserma dei carabinieri, comando dei vigili urbani, foresteria per le forze dell'ordine, case popolari, condominio privato e attività commerciali.
È ovvio che questa grande opera non sarà tutta a carico delle attuali proprietà residenti ma di chi, ente pubblico o soggetto privato, realizzerà questo progetto.
Per gli attuali proprietari residenti è prevista una 'porzione condominio', vivibile e dignitosa.
Questa porzione è prevista di 30 appartamenti, in quanto degli attuali 75 proprietari residenti una parte ha già manifestato l'intenzione di vendere al Comune, avendo già un'altra soluzione abitativa; un'altra parte è composta da nuclei numerosi, in particolare immigrati, che non può essere ricollocata in questa 'porzione condominio' in quanto gli appartamenti non saranno adeguati come grandezza per famiglie numerose; molti di questi nuclei hanno già manifestato l'intenzione di vendere al Comune il proprio alloggio, pur di avere una casa popolare in affitto idonea alle proprie esigenze familiari.
L'ipotesi di 30 appartamenti in questa porzione condominio è quindi praticabile.
Invece nella porzione 'case popolari' sono previsti 35 alloggi, di dimensione più grandi degli attuali, ricavati dalla fusione dei monolocali presenti in quel settore del palazzo.
Il numero di 35 dovrebbe in gran parte soddisfare le esigenze dei nuclei presenti nello stabile, proprietari e inquilini, che hanno i requisiti per accedere agli alloggi popolari.
Chiarito questo torniamo a Zanni e agli iscritti UPPI.
Si dicono favorevoli alla riqualificazione, ma alla fine di settembre invitano i proprietari a non sottoscrivere la dichiarazione di intenti, primo passo dell'avvio della trattativa col Comune.
L'appello degli iscritti UPPI cade nel vuoto, più di 80 piccoli proprietari sottoscrivono la dichiarazione d'intenti, a cui vanno aggiunte le società che già da tempo hanno manifestato il loro interesse per la riqualificazione.
Il 12 ottobre 2001 si tiene nella sala consiliare una riunione riservata a chi ha sottoscritto la dichiarazione di intenti.
Zanni e un manipolo di 7-8 iscritti all'Uppi provano a partecipare alla riunione ma vengono giustamente lasciati fuori dalla porta, perché non hanno sottoscritto la dichiarazione di intenti, mentre all'interno decine di proprietari discutono con tecnici e amministratori in modo assolutamente sereno il percorso da seguire.
Agli iscritti Uppi non rimane che 'elemosinare' un altro incontro, che ora Zanni vuol far passare come un incontro con la Giunta in cui l'Uppi si sarebbe autolegittimato come unico interlocutore del Comune.
Anche in questo caso Zanni dimostra di non conoscere la legge regionale: gli interlocutori sono le persone fisiche o società che hanno proprietà nell'area da riqualificare o che sono soggetti attuatori del progetto.
Siccome l'Uppi non possiede nulla nell'ex Bologna 2 non è e non potrà essere un interlocutore e pertanto i suoi iscritti non hanno nessun titolo preferenziale rispetto agli altri.
Ma Zanni ci deve ancora spiegare come può sostenere che è d'accordo con il progetto di riqualificazione se in una lettera al sindaco di Calderara dell' 8 ottobre sostiene che il progetto è troppo radicale e che i suoi iscritti vogliono spendere non più di 5 milioni.
Il giorno in cui ci spiegherà come si fa a ristrutturare l'ex Bologna 2 con 5 milioni per ogni appartamento saremo contenti.
Ma la cosa è così ridicola che si commenta da sola.
Il progetto viene finanziato dalla Regione proprio perché radicale, perché cambia definitivamente la struttura e la destinazione d'uso dello stabile, impedendo il ripetersi di degrado strutturale e sociale che ha caratterizzato la storia dell'ex Bologna 2.
Questa riqualificazione è una grande opera di interesse collettivo, di valorizzazione del territorio che va ben al di là degli interessi di pochi piccoli proprietari riottosi, che preferiscono che le cose rimangano come sono.
Siamo anche in attesa che Zanni, invece di attaccare la nostra associazione e il Comune di Calderara, dica anche qualcosa sullo spaccio della droga e sulla sfruttamento della prostituzione che ancora prosperano nello stabile.
Questo radicamento della criminalità danneggia le proprietà e mette a rischio continuo la vita degli abitanti.
I problemi dell'ex Bologna 2 continuano ad essere il degrado e la criminalità, non il piano di riqualificazione che, anzi ne è la soluzione.
ASSOCIAZIONE PER RINASCITA DELL'AREA DI VIA GARIBALDI 2
Calderara di Reno, 11 novembre 2001