Tra i Contratti di Quartiere che ho avuto modo di visionare ho deciso di prendere in analisi la proposta relativa all'intervento di riqualificazione del complesso Garibaldi 2, a Calderara di Reno, un comune dell'hinterland bolognese.
Questa proposta non ha ottenuto l'approvazione già in sede di giudizio da parte della Regione, nonostante le fasi di preprogettazione fossero state finanziate con fondi regionali.
L'area di intervento presenta tuttavia caratteri di degrado sociale estremo e comunque di gravità ben superiore rispetto alle proposte approvate dalla Regione e quindi trasmesse al C.E.R.
Mi interessava capire come fosse accaduto che l'intervento più
sociale tra quelli proposti fosse anche quello respinto.
Il recupero del G2 è un progetto che nasce dal basso, promosso innanzitutto dagli stessi residenti e fatto proprio dal Comune di Calderara, in cui i residenti sono direttamente coinvolti nell'azione riqualificatoria.
Questo falansterio è un luogo di accumulo e "sparizione" del diverso, che però ha saputo reagire alle dinamiche emarginatorie del degrado, recuperando unitarietà di immagine, capacità di comunicazione verso l'esterno che lo hanno reso un possibile interlocutore delle amministrazioni locali.
Dopo la costituzione di vari comitati spontanei, dal 1998 è stata formata "
l'Associazione per il recupero del Garibaldi 2", regolarmente iscritta all'albo delle associazioni per il volontariato del Comune di Calderara, che gestisce anche un sito internet in cui è raccolta un'enorme mole di informazioni sulla storia dello stabile (rassegna stampa di tutti gli articoli relativi al G2, verbali delle assemblee condominiali, raccolta di tutti i comunicati e delle iniziative promosse dall'associazione…) e sul contenuto e le vicende del piano di recupero.
I luoghi del degrado difficilmente hanno voce e mi pare interessante ascoltarne uno che, al contrario, si racconta, offrendo l'opportunità di capire le ragioni che sono alla base di un processo degenerativo, ma anche la possibilità di guardare, per una volta, il degrado urbano nella prospettiva di chi appartiene a questi luoghi.
Quando ho incominciato ad interessarmi alle vicende del G2 ho conosciuto persone molto diverse che erano state coinvolte nel tormentato iter di questo
progetto di recupero.
Il fatto che il G2 fosse un "caso a parte" rispetto alle altre proposte di riqualificazione era chiaro anche per gli stessi funzionari della Regione che lo hanno respinto.
È stata proprio la Regione a dirmi che, se cercavo un CdQ dai contenuti sociali, l'unica proposta con queste caratteristiche era quella del G2.
In Regione non parlano volentieri di questo progetto: la reazione alla bocciatura è stata decisamente violenta, con molti attacchi personali ai funzionari, anche perché il Comune di Calderara ha continuato a sostenere questo progetto e lo ha inserito nel PRU di Calderara di Reno, in fase di approvazione (anche in questo caso non senza polemiche).
Nonostante l'imbarazzo relativo alla questione G2 ho comunque riscontrato grande disponibilità nel fornirmi materiali di ricerca e opinioni; l'immagine che ho della Regione è quindi certo diversa da quella che ho percepito nei sostenitori del progetto, che si sentono impegnati in una battaglia contro un'amministrazione che calpesta i progetti dei comuni minori o che si nasconde dietro cavilli procedurali ignorando le urgenze sociali.
La mia iniziale completa ignoranza degli aspetti procedurali dell'azione urbanistica mi ha fatto percepire un grande distacco tra l'urbanistica dei bandi, dei grandi principi e delle belle parole, e quella concretamente attuativa, fatta di iter burocraticamente complessi in cui si assiste alla completa spersonalizzazione dei problemi urbani, valutati in una prospettiva di folder cartacei pesantissimi.
La sensazione è quella di uno scarso contatto tra gli uffici dell'amministrazione e la realtà urbana, la difficile coesistenza di parametri astratti e l'irregolare molteplicità della concretezza unite in una fragile sintesi fatta di procedimenti complessi e lunghi tempi attuativi che tende a rendere il cittadino spaesato spettatore di un intervento che è lui stesso a richiedere.
È l'inconciliabilità tra la dimensione amministrativa e la realtà a precludere forme di intervento che coinvolgano direttamente il cittadino e quindi a ostacolare la nascita di forme di intervento sociale urbano.
La precarietà di comunicazione tra uffici e mondo esterno mette anche in pericolo il feedback tra la città e chi ne decide le modificazioni.
La Storia del G2 non è quella di uno splendido progetto ingiustamente rifiutato da burocrati insensibili, quanto quella della difficoltà di intervento su un problema di degrado urbano che fatica a soddisfare le richieste previste da uno strumento come il CdQ che pure si propone come promotore di interventi di recupero urbano con finalità sociali.
La distanza tra l'immagine amministrativa del degrado e la realtà del degrado è tale da rendere questi due degradi incompatibili tra loro.